Eccellente ritorno per questo songwriter di Austin dalla carriera discontinua negli appuntamenti discografici ma regolarissimo nell’offrire proposte di qualità. Non fa eccezione Deep Fantastic Blue, registrato a New York come il precedente Little Victories. Pubblicato in USA dalla Plumb, viene proposto in Europa dalla Demon per sfruttare il tour estivo di Darden come open act di Suzanne Vega. Darden musicista si autodefinisce: “a kinda country folk heritage”, pronto a varcare i confini tra un genere e l’altro con naturalezza ed intelligenza.
Darden Smith affascina infatti per la personalità di trovatore folk e personaggio new country, divenuto sensibile, con il passare del tempo, alle forme espressive del cantautorato rock più colto. Deep Fantastic Blue riaccende le speranze suscitate da questo songwriter nella seconda metà degli anni ’80.
A dieci anni di distanza torna ad esprimersi con la stessa sensibilità e gusto degli esordi, quando si era imposto, anche per il suo raffinato ed elaborato songwriting, come una delle grandi promesse tra i Lone Star statemen della sua generazione, in compagnia di Robert Earl Keen, McMurtry e Escovedo. Dieci brani che riflettono un’ampia varietà di stili musicali e la piena maturità di autore ed interprete da parte di Darden Smith. Difetta l’affascinante freschezza dei primi due album, ma Deep Fantastic Blue è un’opera molto ispirata e curata, più che positiva.
Tra i brani degni di nota, sia per i testi che per la parte musicale, ricorderei Broken Branches, sugli homeless con il caratteristico guitar sound elettro-acustico esaltato qui dalla 12 corde elettrica di Richard Kennedy, Running Kind, altra vibrante ballad con la voce di Curtis Stigers a sostegno di Darden, e Skin, sulla necessità dell’amore come forma protettiva della nostra vulnerabilità. Profondo fantastico blue.
Demon 930 (Alternative Country, 1998)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 23, 1997
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