Tim O'Brien – The Crossing cover album

Che io abbia un debole per Tim O’Brien temo lo abbiate intuito attraverso tutte le mie recensioni dei suoi dischi fatte in questi anni, sono quindi cosciente di correre il rischio di scrivere per The Crossing (Alula Records ALU 1014) qualcosa che possa essere ritenuto prevedibile.
Mi consola l’aver riscontrato, ascoltando l’opinione di altre persone, di non essere il solo a pensare che la sua discografia stia ormai assumendo l’aspetto di una collana di perle, magari non tutte lucentissime, ma nell’insieme di indubbio valore.
Avendogli organizzato un concerto a Milano alcuni anni fa, ho avuto modo di trascorrere un paio di giornate in sua compagnia e constatare che i suoi dischi e l’immagine che essi ci offrono sono davvero rappresentativi della sua personalitá.
Questo credo sia dovuto, per nostra fortuna, alla libertá che le case discografiche gli hanno concesso per produrre i suoi lavori e al fatto che queste non affianchino all’artista pubblicisti impegnati a costruirne un’immagine rispondente a eventuali esigenze di mercato.
Cosí come traspare dalle sue produzioni, Tim è un tipo normale, umile e alla mano, con uno spiccato senso dell’umorismo e dell’autoironia. Quindi, tutto ció che un suo ammiratore vorrebbe scoprire conoscendolo personalmente.
In quanto alla sua intelligenza e sensibilitá artistica, non vi è dubbio, i testi delle sue canzoni possiedono lo spessore che contraddistingue i piú bravi autori, quelli in grado di raccontarti grandi cose con poche parole.

Se a questo aggiungiamo che il nostro possiede una tecnica non indifferente applicata a fiddle, mandolino, bouzouki e chitarra oltre ad una vasta conoscenza musicale e una non indifferente apertura mentale, allora riusciamo a non sorprenderci delle sue scelte stilistiche, che riescono a spaziare attraverso bluegrass, old time, cajun, honky tonk, swing, blues e gospel.
Coloro che prestano particolare attenzione verso le produzioni di matrice ‘roots’ avranno sicuramente notato il proliferare, negli ultimi anni, di artisti che nella loro proposta inseriscono elementi stilistici di diversa natura, una strada aperta in maniera significativa da musicisti come Ry Cooder giá negli anni ’70.

I dischi di Tim O’Brien sono un ulteriore evoluzione in tal senso, perchè non si tratta di produzioni monotematiche ma raccolte di brani di diverso genere se non veri e propri cocktail stilistici, il cui elemento principale resta peró la country music nel piú ampio senso del termine.
E anche quando si impegna su materiali altrui, cosí come fu con Red On Blonde, quel CD interamente dedicato alla musica di Bob Dylan, la sua capacitá di rivitalizzarlo facendolo suo è a dir poco sbalorditiva.
I suoi tour europei di questi anni ’90 hanno spesso toccato l’Irlanda, la terra dei suoi avi, e con The Crossing, il risultato di questa esperienza, ha voluto tracciare un percorso musicale che è giusto ancora una volta definire personalissimo, infatti si è guardato bene dal produrre un disco di solo Irish folk: ha messo insieme dei pezzi originali che potrebbero sembrare tradizionali, una serie di belle melodie arricchite dal suono di strumenti tipici di questa musica, brani imparati in America secoli fa e nuove canzoni il cui tema ha a che fare con l’Irlanda, ma che di fatto avrebbero potuto far parte di altri suoi dischi precedenti.

Per raggiungere il suo obiettivo ha chiamato a raccolta musicisti e autori di diversa provenienza, una buona manciata di noti irlandesi, autori del calibro di Guy Clark, amici vecchi e nuovi come Edgar Meyer, Del McCoury, Stuart Duncan, Darrell Scott, Jeff White. Viktor Krauss, Jerry Douglas, Mark Schatz, Todd Phillips, Dirk Powell, Earl Scruggs, Maura O’Connell, David Grier, darol Anger, la sorellina Molly e una star della country music d’autore come Kathy Mattea.
The Crossing è un disco che profuma d’Irlanda, ma è soprattutto un disco di Tim O’Brien, dedicato alla sua terra d’origine (e in ricordo dell’amico Charles Sawtelle).
Un vero e proprio atto d’amore.

Alula  ALU-1014 (1999)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 50, 1999

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