Raramente come su questo CD è percepibile l’influenza dell’origine geografica dei musicisti, o almeno del band leader. Billy Joe Foster viene dall’Oklahoma, sud, verso il Texas. Oltre che a guadagnare note di copertina redatte da Byron Berline e Alan Munde, la musica che produce è un perfetto esempio di cowgrass, se esistesse una cosa simile. Ascoltare per credere.
Le atmosfere sono sempre rilassate, quando non rilassatissime. Il fiddle, suonato dallo stesso Foster, è assolutamente texano, mai appalachiano. La voce di Billy Joe è decisamente da cowboy. Non, ahimè, alla Riders in The Sky, ma proprio da vero cowboy: quello che respira polvere, mastica tabacco e beve torcibudella. Con, in più, caratteristiche nasali che ricordano spiacevolmente Duffy Duck. È proprio la voce lead la cosa più difficile da digerire per l’ascoltatore bluegrass, cui comunque il disco è diretto.
L’altra cosa è la totale assenza di pezzi con un minimo di drive (lo swing, invece, è sempre sottinteso, anche se non esplicito: dopotutto, il Texas è vicino). Vedete voi se, questo, volete chiamarlo ‘big sky atmosphere’ o ‘mollezza totale’.
Peccato, perché i musicisti sono tutti bravi, a cominciare dallo stesso Billy Joe Foster, che suona qualsiasi strumento e vanta collaborazioni con Country Gazette, Ricky Skaggs e lo stesso Bill Monroe. Gli altri sono Phil Elliot, chitarra baritone, Bill Honker, basso e tenore, e Don McAfee, banjo. La tecnica strumentale di tutti è sempre evidente, ma spicca in Jerusalem Ridge, che, notoriamente, non è il pezzo strumentale più facile che abbia scritto Bill Monroe.
Aspettiamo con impazienza che Billy Joe Foster si trovi un buon cantante lead, e poi compreremo tutti i suoi dischi.
Hay Holler HH1352 (Bluegrass Tradizionale, 1999)
Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 58, 2001