Questi Bluegrass Brothers suonano bluegrass tradizionale: e, a scanso di equivoci, si sono dati un nome ed hanno pubblicato un album il cui titolo non presta il fianco ad equivoci di sorta. Oltre a tutto, vengono da Roanoke, Virginia, dove hanno suonato per anni.
Fratelli lo sono in due: Robert e Victor Dowdy, rispettivamente a banjo e basso; ci sono poi Steve, figlio di Victor, alla chitarra, e Jack Leonard al mandolino.
Tutti cantano, chi più chi meno, ed al fiddle si presenta, per l’occasione, Greg Moore.
La parte del leone, come cantante, la fa Victor, che ha una voce che, sebbene un po’ più ‘scura’ e parecchio più roca, ricorda molto quella di Jimmy Martin. Ascoltare Freeborn Man per credere.
È una voce che può piacere o non piacere, ma certamente non presenta i difetti di Jack Leonard, che soffre di evidenti problemi di intonazione. Molto evidenti. Nei cori si nasconde un po’, non molto, in verità, ma purtroppo non ci risparmia un paio di lead.
Robert, invece, assomiglia molto al fratello, anche se meno potente. Ciò detto, il suono strumentale è eccellente. È veramente impressionante quante siano le band veramente buone che si aggirano sconosciute o semi sconosciute per il caro vecchio sud in questi ultimi anni. Il banjo è preciso, pulito e ben staccato. Il fiddle è sempre appropriato. Il basso è pulito e preciso anche lui, e non tralascia assoli e walking line di notevole interesse. Il mandolino va come un treno. Il suono d’insieme è coeso, compatto.
Abbiamo qui un suono che non ha nulla da invidiare, secondo me, a gruppi storici come i migliori New South o, più vicini a noi, IIIrd Tyme Out. E non penso di esagerare. Aggiungiamo che una buona metà dei pezzi sono originali, composti da uno o più dei componenti della banda: senza essere magari memorabili, sono sempre comunque di buon gusto e ben congegnati.
Peccato, veramente peccato per quei cori stonati, mannaggia …
Hay Holler HH1362 (Bluegrass Tradizionale, 2002)
Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 66, 2003