Piú che documentare l’aspetto piú propriamente etnico della musica chitarristica hawaiiana, questo disco evidenzia, una volta di piú, l’incontro tra elementi musicali di una particolare etnia con quelli di uno Stato socialmente e musicalmente multiforme (gli Stati Uniti) e il conseguente risultato artistico filtrato e condizionato da una miriade di fattori, non ultimo quello della commercializzazione discografica (non è il caso, infatti, che una musica in qualche modo ‘hawaiiana’ cominció a furoreggiare negli States quando da Tin Pan Alley uscirono nel secondo decennio del ‘900 hits come On The Beach At Waikiki.
In ogni caso gli stili chitarristici hawaiiani, ‘slack-key’ o ‘steel’, hanno influenzato vari contesti di american-music in modo profondo e sostanziale: lo stile ‘slack-key’ consisteva praticamente nella concezione di accordature in cui alcune note venivano alternate (in genere abbassate) in modo da avere a vuoto un accordo giá formato, e non veniva suonato con nessun tipo di bottleneck ma era usato per brani strumentali che necessitavano appunto di particolari accordature; lo stile ‘steel’ si è poi inevitabilmente sviluppato a partire dallo stesso ‘slack-key’ per la necessitá di avere accordi giá formati quando si usa una barretta di acciaio che scivola sulle corde in varie posizioni sulla tastiera.
Tutti questi fattori hanno portato ad un’infinitá di cose nuove: l’uso del bottleneck da parte dei bluesmen di colore, o anche tutta la tradizione bianca parallela cha va dallo stile bottleneck (con la chitarra in posizione normale) o steel (con la chitarra stesa sulle ginocchia) di Frank Hutchison e Jimmy Tarlton al dobro bluegrass e alla pedal steel guitar nashvilliana; e, ancora, chi avrebbe mai sospettato che l’adozione giá allora rivoluzionaria da parte dei bluesmen dei ’20 e ’30 delle accordature aperte avrebbe portato alle open-tunings concertistiche dei ‘contemporanei’ di questo ventennio, Fahey, Basho, Lang, ecc. fino ad arrivare alle accordature di William Ackerman completamente svincolate, il piú delle volte, da riferimenti tonali o da accordi completi?
Questo disco evidenzia comunque la prima fase di questo complesso e vasto processo, quella in cui generi musicali americani sono ben riconoscibili nel loro connubio con la chitarra hawaiiana: vi si puó trovare il ragtime, classico o meno, di 12th Street Rag o Ellis March, echi di pop music dell’epoca in Right Or Wrong o Stack’O’Lee Blues, armonie bluesistiche in Railroad Blues.
La raccolta è un’ottima introduzione antologica che puó preludere, per chi ne rimanga in qualche modo affascinato, alle altre compilazioni in giro della Rounder, Yazoo, Folklyric, Old Timey, Folkways (che probabilmente troveranno spazio in un prossimo articolo piú esteso): ci sono musicisti d’epoca famosi, come i ‘geniali hawaiiani’ Jim & Bob e gli Hauulea Entertainers, anche se fra tutti spiccano il grande Sol Hoopii e il suo collega americano Roy Smeck, strumentisti eccezionali e indimenticabili.
Yazoo L-1055 (Folk, 1976)
Maurizio Angeletti, fonte Hi, Folks! n. 2, 1983