Diciamolo subito, tanto per sgombrare il campo da possibili equivoci. Questo Try And Try Again, un live radiofonico che risale all’estate scorsa, non è certo tra i cinque migliori dischi del vecchio Billy Joe, né tantomeno il suo miglior album dal vivo, e nemmeno la sua migliore esibizione fra quelle viste negli ultimi anni dal sottoscritto. Non è però nemmeno la sua peggiore esibizione, e forse poco importa che la band, un po’ perché soffocata dentro ai limiti di suono e di spazio di uno studio radiofonico, un po’ perché Eddy Shaver purtroppo ora i concerti del babbo se li guarda da qualche parte, sopra o sotto terra, faccia poco di più di un compitino non si sa se ormai imparato a memoria o, al contrario, mal assimilato in fretta.
Poco importa, perché comunque Billy Joe è lì come sempre, e come sempre non canta le sue canzoni, ma è le sue canzoni. Il vecchio outlaw dagli occhi che sanno ancora ridere come quando la sua mano aveva tutte le dita, mentre invece di andare al college raccoglieva il cotone nei campi, cui il tempo ha solo invecchiato la voce come fa il rovere con il buon malto, non può allora se non cantare, e come ha scritto lui stesso, provare e riprovare, ancora.
Try And Try Again allora, tredici classici da una carriera lunga trent’anni, tredici ritratti di un indomabile country roller, tra i quali il suo inno Georgia On A Fast Train, dal disco d’esordio datato 1973, Old Five And Dimers Like Me, Honky Tonk Heroes, la data di nascita dell’outlaw country, Old Chunk Of Coal, la canzone dell’abbandono della strada sbagliata (alcol e droghe), You Asked Me To, che Elvis fece sua.
Live Forever, commovente e sinistra è allora la perfetta sintesi di questo disco e di una carriera, umana e artistica, non facile.
Compadre 6-16892-55692-3 (Country Rock, Outlaws, 2003)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 101, 2004