Clarence Bucaro, classe 1980, è un nativo dell’Eastern Ohio, un posto certamente strano ed inaspettato per un cantautore blues. Dall’età di 16 anni è un fanatico cultore del country-blues tradizionale, proprio come si suonava all’inizio del secolo scorso. Da Robert Johnson, Blind Willie Johnson, Misssissippi John Hurt, Blind Willie McTell, ha poi allargato i suoi interessi verso altri generi di roots-music americana. Il suo stile musicale ne ha enormemente giovato creando un sound unico che incorpora blues, jazz, gospel, country, New Orleans Dixieland, Appalachian music, musica caraibica, latina e ragtime, il tutto amalgamato nello spirito di un folk-singer e storyteller d’altri tempi.
Trova un estimatore in Terry Currier, della Burnside, che incoraggia a focalizzare tutte le influenze musicali di Clarence in un proprio stile. Affida il compito di produrlo ad un gigante della nuova scena blues di New Orleans, Anders Osborne, il quale contribuisce ad esaltare il talento di questo giovane cantautore e della sua band acustica. Il risultato è Sweet Corn, sicuramente uno dei migliori debutti dell’anno per un personaggio che, se avrà il coraggio di proseguire su una via tanto difficile e musicalmente in salita, arriverà a risultati artisticamente importanti.
Preferiamo però parlare al presente e del presente, Bucaro è una superba realtà e, con un’intrigante quanto particolare band acustica, dove brillano Tom Bearslee, chitarra e mandolino, Steve Fox, basso acustico e washtub, Geoff Sullivan, percussioni e washboard, e Peter Harris, violino, ci regala Sweet Corn, un ispirato e complesso album dall’incedere dolce, lo stile piano, il fascino old-time, che non sarà facile dimenticare se si ama la musica d’autore.
Burnside 0046 (Singer Songwriter, 2002)
Roberto Parma, fonte Out Of Time n. 42, 2003