A volte compri un disco nel momento peggiore, lo ascolti nel momento meno adatto, e di conseguenza ne dai un giudizio quanto meno superficiale e quasi sempre sbagliato. Ho comprato Gulf Stream Dreamin’ al festival di Dore l’Eglise, l’ho ascoltato appena tornato a casa (mai ascoltare cose nuove dopo dieci ore di auto a 40°C), e ho pensato:<<Sì, carino, bei suoni, normale Nashville di oggi>>. E mi sbagliavo, di gran lunga. Più avveduto di me, Martino Coppo si è fatto un ascolto sensato, e mi ha comunicato che invece trattasi di bel disco, da segnalare. Cosa che vado a fare subito.
Il nome di Wayland Patton sarà sicuramente sconosciuto ai più, specialmente a coloro che non ascoltano quell’esclusivo genere musicale definito ormai da diversi anni new country. Alcuni, forse, lo ricorderanno come autore di alcuni hits di Ricky Skaggs, quali Don’t Think I’ll Cry o Something In My Heart, altri (pochi) sapranno che è uno staff songwriter molto quotato a Nashville, altri ancora (rari) sapranno che ha fatto un paio di anni fa una tournee europea con Jerry Douglas, Mark O’Connor, Glen Worf, Russ Barenberg e Kathy Chiavola (sua moglie), band molto appropriamente denominata Nashville Masters.
Il nostro, che già si è rivelato negli anni autore di ottimo gusto, migliora ulteriormente la propria posizione facendosi conoscere come buon cantante, dotato di voce chiara e di buona estensione, non personalissima ma sempre ben adatta ad ogni pezzo. Qui lo aiuta anche la produzione del vecchio leone Jerry Crutchfield, ma Patton ha evidentemente da dire la sua nella scelta e nella composizione (o co-composizione) della maggior parte dei pezzi dell’album.
L’atmosfera generale, come si conviene allo stile di Patton, è rilassata, ma non mancano i brani più movimentati, e che da poco ci sia da eccepire sul livello tecnico dei musicisti ve lo dicono nomi come Jerry Douglas, Stuart Duncan, Albert Lee, Mark O’Connor, oltre ai soliti maghi di studio come Sonny Garrish, Gary Smith, Herry Stinson, Larry Paxton, Steve Gibson e altri. Suono splendido, quindi, sempre equilibrato alle diverse atmosfere. E in più rispetto a tanti colleghi di Nashville, Wayland Patton ha un suo modo pacato e dolce di parlare delle piccole e grandi tragedie quotidiane, degli affetti familiari (visti senza sdolcinature), dei luoghi di sogno e dei luoghi di dura realtà, di famiglie che si dissolvono senza fratture rumorose (tema un po’ troppo ricorrente per essere casuale), o semplicemente di amore.
Compratelo, ma ascoltatevelo con calma da subito: non fate come me.
Capitol CDP 7 93872 2 (Traditional Country, 1991)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 18, 1993