Keith Tew, Jerry Nettuno, Mike Simms e Steve Pye, insieme, gli Highstrung, al debutto discografico. Sono giovani, pieni di buone intenzioni e con delle interessanti carte da giocare.
Partiamo dai punti deboli. Il suono del banjo non è quello degli Adams, Baucom o tanto meno quello di Crowe, è twangy e ‘spadellato’ quanto basta per arrecare un certo fastidio; la voce del lead Keith Tew è buona, ma è una di quelle tipiche voci alle quali non puoi affidare tutto quanto il repertorio. Tutti qui i difettucci.
Potremmo aggiungere che qua e là si avverte una certa mancanza di esperienza, ma ovviamente quella non fa parte dei difetti. In sostanza, se si considera che siamo di fronte ad un’opera prima, tanto di cappello. L’impostazione della band e il suo approccio al genere risente dell’influenza di gruppi quali Lonesome River Band, Front Range e cosi via… un bluegrass moderno, countreggiante, con ottimi interventi strumentali e un repertorio ricercato. Bella idea quella di riprendere Hard Rock Bottom (da No Holdin’ Back di Randy Travis), peraltro ben eseguita dalla band, o il classico degli Everly Bros. Love Hurts, qui inversione decisamente veloce.
Gli arrangiamenti, quasi sempre molto ben curati, non scadono in quel newgrass di maniera fine a se stesso, ma sono sempre funzionali alla canzone, e questo grazie alle notevoli doti strumentali dei componenti, su tutti il chitarrista lead vocalist.
Un inizio incoraggiante per un gruppo che si farà certo strada, un debutto che può essere paragonato al quinto o sesto disco di molte formazioni part-time statunitensi. Bravi Highstrung.
Pinecastle PRC-1032 (Bluegrass Moderno, 1994)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 25, 1994
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