Li conosciamo già, se ricordate: erano presenti in quella eclettica compilation intitolata The All-Nite Gang, in cui noi poveri bluegrassari fuori sede venivamo resi edotti delle meraviglie (o quasi) ascoltabili alla Station Inn di Nashville in modo informale per i bluegrassari residenti. Nel senso che i Sidemen, come gli altri gruppi della suddetta compilation, sono una band instabile, formata da musicisti che suonano stabilmente in altri gruppi, e compaiono alla Station Inn e su questo disco per puro diletto, senza prove (o quasi), e senza un vero impegno di gruppo (o quasi).
In effetti i Sidemen di questo CD sono solo in parte quelli del precedente The All-Nite Gang, e sulla copertina vengono ringraziati altri Sidemen ‘reperibili’ per un totale di altri 24 individui 24, anzi, 27 contando anche i ‘fondatori’ della band.
Su queste premesse apparentemente vacillanti pare incredibile che i nostri eroi siano riusciti a trovare tempo e organizzazione per registrare un CD di 13 pezzi: tant’è, siamo a Music City USA, e i miracoli sono cosa di ogni giorno. Specialmente quando i santi miracolanti si chiamano Mike Bub (contrabbasso, dalla McCoury Band), Jimmy Campbell (fiddle, ora con Jim & Jesse), Terry Eldredge (chitarra, Osborne Brothers), Ronnie McCoury (mandolino, IBMA Award Winner 1994, con papá suo), Larry Perkins (banjo, Lonesome Standard Time, IBMA Award Winner 1994 con il suo album A Touch Of The Past), e Gene Wooten (dobro guru, Osborne Brothers).
C’è anche Ed Dye, ma ne parlo dopo…
Questi sei più o meno giovani mostri sacri si sono infilati nello studio di Rich Adler (Suite 2000) e hanno affidato a nastri digitali o magnetici una bella collezione di pezzi decisamente tradizionaloidi, più un paio di strumentali originali firmati da Campbell e Perkins, suonati e cantati con molta passione e infinita bravura. I repertori di Flatt & Scruggs, Johnny & Jack, i Blue Sky Boys, e addirittura George Jones sono stati sfruttati al meglio per questo CD, e lo stile dei diversi musicisti letteralmente scintilla attraverso i suoi forellini…
E’ evidente che i sei si divertono, come però è evidente che questo CD è per loro un divertimento in più, forse non troppo essenziale per la loro felicità: manca in queste tracks la vitalità dirompente di chi suona come se il domani non esistesse, e la scelta di pezzi non proprio originalissimi sembra testimoniare una scarsa voglia di ‘farsi il mazzo’ per questo gruppo più di tanto, più di quanto loro basti per fare bella figura sul palco della Station Inn, a essere cinici, e vendere un po’ di CD per arrotondare il magro conto in banca.
Intendiamoci: vorrei comunque che la produzione bluegrassistica contemporanea fosse tutta di questo ‘scarso’ livello! Ma questa musica dovrebbe essere anche (o soprattutto) bruciante di passione, e qui questa passione, pur avvertibile, è forse poco espressa.
Il CD si lascia comunque ascoltare, ed è decisamente molto divertente, sempre che vi fermiate alla fine della track No. 11: al No. 12 entra in gioco Ed Dye, veterano di Nashville e membro originale della Bluegrass Band di Robins, Sprouse etc. Non so dirvi le ragioni per cui gli altri Sidemen abbiano voluto rovinare il finale dando spazio a Dye, salvo che non abbiano deciso di aiutarlo a tornare nuovamente su disco, un po’ come quando si fa cantare lo zio casinista, un pó’ ubriaco e comunque pirla, alla fine dei pranzi di famiglia: “Dai Lino, facci sentire come canti Marina (tanto poi si va a dormire)!”…
C’è da soffrire con un’inutile Sick, Sober And Sorry cantata stile ciula, e con una Alabama Jubilee con tanto di ‘bones’ di Ed Dye e ‘hand trumpet’ (= pernacchia) di Ernie Sykes. Sul telecomando prego premere il tasto ‘stop’…
Avremmo voluto molto di più da questi fantastici musicisti, oltre a pezzi ben suonati e speranze per il futuro del bluegrass, ma forse ci si può accontentare e si può evitare di rompere le balle con la pignoleria. 0 quasi.
Red Clay RC-CD-112 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 27, 1995