Sesto album per Sizemore, secondo per la Rebel Records, a distanza di tre anni dal bellissimo Back Home. Ritracciamo brevemente il percorso artistico di Charlie Sizemore per i lettori che non hanno ritenuto sufficientemente convincenti le parole d’elogio scritte per il suo debutto su Rebel nel 1993, e per quanti non seguono con attenzione l’evoluzione della musica bluegrass. Si tratta dell’ennesima scoperta di Ralph Stanley dopo la scomparsa del fratello Carter, lead vocalist indimenticabile del più importante duo nella storia del bluegrass.
Ralph, esattamente come Bill Monroe, Doyle Lawson, Jimmy Martin e pochi altri, ha dimostrato di possedere un sesto senso nello scovare giovani musicisti di grande talento ed in particolare lead singers, e ci basti pensare a Larry Sparks o Keith Whitley. Sizemore appena compiuti i suoi sedici anni entrò a far parte dei Clinch Mt. Boys di Stanley, proprio per sostituire Whitley, uscito dalla band per cercare fortuna a Nashville. Con il banjoista della Virginia rimase per oltre nove anni, fino al 1986, quando formò la Charlie Sizemore Band.
I primi quattro dischi non sono riusciti a lanciarlo come lui stesso sperava, tuttavia gli hanno consentito una costante presenza nel circuito dei festival. Back Home va considerato uno dei dischi bluegrass più belli di questi anni ’90, impreziosito da una grande quantità di ospiti, tutti probabilmente convinti di far parte di un progetto che finalmente avrebbe offerto l’esposizione che il giovane meritava: Alison Krauss, Keith Little, Glen Duncan, Paul Craft, Don Rigsby, Claire Lynch, Tim O’Brien, Mark Schatz, ecc. E così è stato, Back Home ha stazionato nella classifica degli album più trasmessi dalle radio americane per ben otto mesi, ed è stato votato quale miglior prodotto discografico bluegrass dell’anno dalla Society For The Preservation Of Bluegrass Music.
Ed eccoci giunti al presente. In My View conta solo sulle forze della sua band, con l’aggiunta di dobro e fiddle, rispettivamente nelle mani di Jimmy Stewart e Rickie Simpkins, e non si scosta dallo stile proposto da Back Home, un bluegrass moderno, caldo, suonato e registrato magistralmente. Lo stesso si può affermare per l’accurata selezione dei brani, principalmente di provenienza country (Tom T. Hall, Patti e Paul Craft, Ernest Tubb, ecc.), oltre ad un paio di canzoni originali dello stesso Charlie (bellissima la title track), un tributo a zio Ralph ed un traditional strumentale.
Meno vario del precedente perché rigorosamente acustico – Back Home proponeva qualche episodio con batteria e steel guitar – ma non per questo meno coinvolgente, anzi, oggi possiamo ascoltare le capacità chitarristiche del nostro, oscurate nel precedente lavoro da una produzione che preferiva valorizzare gli ospiti coinvolti. A conferma di quanto affermato da Marty Stuart durante il nostro incontro milanese – gli venne chiesto quali secondo lui potevano essere i nomi di nuove potenziali star della country music di provenienza bluegrass – Charlie Sizemore ancora una volta dimostra, specie nei brani lenti, di essere dotato di una voce calda e toccante, migliore di tante altre registrate a Nashville. Migliore perché intensa ed emotiva (e qui si ringrazi la scuola di Ralph Stanley…), in grado di sprigionare una tensione che solo pochi possono vantare a Music City.
Anche In My View, in definitiva, può essere considerato un disco per tutti, appassionati di country music in genere, e bluegrass in particolare.
Questa volta spero di essere stato convincente.
Rebel 1727 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, Country Acustico, 1996)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 34, 1996
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