Bill Monroe, Gotta Travel On, premessa.
Viene dal Kentucky come Abraham Lincoln, il colonnello Sanders o Cassius Clay-Muhammad Ali. Come loro è un mito, un mito anche per chi ama i suoni forti e non si perde dietro alle sdolcinature country. Ma l’arte di William Smith Monroe, meglio noto come Bill Monroe, è universale e supera qualsiasi barriera. Ha inventato il bluegrass, dando dignità stilistica e formale alla musica tradizionale americana e alla sua scuola sono cresciuti giganti come Flatt & Scruggs, Jimmy Martin, Don Reno, Jackie Phelps, Vassar Clements.
Inutile fare l’apologia di Bill Monroe. Da quando iniziò ad incidere con il fratello Charlie (1936) ha lasciato un marchio indelebile sulle strade dell’american music. I puristi conoscono a memoria i suoi capolavori di tecnica e sentimento; gli altri conoscono i suoi temi più famosi, spesso riletti dai rocker e dai cantautori più importanti.
All’inclito e al colto non può sfuggire l’importanza di questa antologia Gotta Travel On, sottotitolata An Introduction To Bill Monroe & The Bluegrass Boys, che riprende 25 pezzi forti del suo immenso repertorio. Una manciata di brani, un piccolo squarcio sul suo universo di incredibile virtuoso del mandolino, così profondamente radicato nella tradizione da trascendere i confini tra musica popolare bianca e nera. Uncle Pendleton Vandiver gli svelò gli incredibili tesori della white folk music, il leggendario chitarrista nero Arnold Shultz i segreti del blues e dello spiritual. Figlio dei ‘camp meeting’, i grandi raduni religiosi dove pionieri e lavoratori di ogni razza si trovavano fianco a fianco per cantare gli inni, Monroe rappresenta un saldo punto di contatto tra le due culture. Il melenso compiacimento ritmico del country ricevette un’inaspettata iniezione di vigore selvaggio dalle modificazioni ritmico-melodiche di Monroe e dei suoi ragazzi, dai loro travolgenti assolo, dalla libertà creativa dei break.
La scaletta di Gotta Travel On spazia dal classico dei classici Blue Moon Of Kentucky (anche Elvis ha imparato da qui) in una versione live del 1955 alla ribollente Body And Soul; dal virtuosismo di Kentucky Mandolin alla carica evocativa di Uncle Pen; dalla rilettura del blues di Big Bill Broonzy Lonesome Road Blues o del gospel del leggendario A.P. Carter l’m Working On A Building (da ascoltare la versione di John Fogerty sul suo primo album Blue Ridge Rangers) passando per perle come l’m On My Way To The Old Home o il medley dal vivo Fiddler Roll Call/Down Yonder. Un ripasso per i cultori e un album da ascoltare per tutti quelli che pensano che il bluegrass sia paccottiglia senza anima e senza emozionalità.
MCA 882 881-2 (Bluegrass Tradizionale, 2003)
Antonio Lodetti, fonte JAM n. 92, 2003