Joe Sun è da un po’ che non si fa vivo, ma non per questo è da considerarsi un artista marginale. Pur essendo originario di Nashville, la sua musica non ha assorbito lo spirito che contraddistingue la città del Tennessee, ma piuttosto segue l’aspra pista battuta a suo tempo da gente come gli outlaws Waylon Jennings o Willie Nelson. All’esordio di Old Flames… hanno fatto seguito i validi Out Of Your Mind e Livin’ On Honky Tonk Time che lo segnalarono all’attenzione della critica e di un pubblico più vasto.
Pertanto gli si aprono le porte e firma per l’Elektra che nell’82 pubblica I Ain’t Honky Tonkin’ e un Best Of.. che comprendeva una selezione dei primi lavori. Ma le vendite non raggiungono i corrispettivi auspicati; in più il Nostro non si piega più di tanto alle pressioni per levigare il suo suono e torna così a frequentare il circuito dei bar show.
Ogni tanto torna a trovarci con prodotti discografici accettabili e onesti come Twinlight Zone (Dixiefrog – ’86); proprio in questi giorni approda in redazione Heartbreak Saloon ad esporci le sue ultime composizioni. L’album è aperto da Tonight Bottle Let Me Down, splendido pezzo di Merle Haggard a cui fanno seguito brani stimolanti come Honky Tonk Hell o la piacevole title track. Apprezziamo ballads come Some Lucky Stardust o la bella Dancin’ Too Much.
E, se è positiva l’interpretazione della celeberrima House Of Rising Sun, non convince più di tanto la flaccida rilettura country-soul di Johnny Be Good o di una Forever Young abbastanza convenzionale.
Meglio, allora, puntare su pezzi propri che hanno quella dose di grinta e di partecipazione intrinseca che avvertiamo sprigionarsi all’ascolto di canzoni come Tearin’ Up My Ticket To Tulsa, come Honky Tonkin’ This World Round o l’ottima Roll On Big River. Da ascoltare.
Dixiefrog DFG 8472 (Honky Tonk, Traditional Country, 1998)
Claudio Giuliani, fonte Out Of Time n. 26, 1998