Tim O’Brien si cimenta in questa prova solista dopo aver militato nel gruppo bluegrass di altissimo livello degli Hot Rize, dopo anni di performance in duo con la sorella Molly e, ultimamente, nel supergruppo degli O’Boys, tutti altamente raccomandati. Che c’è di nuovo? C’è che questo è purissimo country, ma non quello che passa per le sale di San Remo-Nashville; questo è country rigorosamente acustico (come filosofia, come cultura, prima ancora che come organico strumentale, che tra l’altro prevede qua e là qualche puntatina nell’elettrico, un sax, una batteria), che ottiene di più e di meglio di quello tutto lustrini e cappelloni, grazie ad una misura rara nei musicisti del genere. C’è che quasi tutte le canzoni le ha composte il titolare e sono melodie dolci, delicate, raffinate, mature con testi da vero singer songwriter.
Il mandolino, il bouzouki (“un mandolino con problemi alla tiroide” lo ha definito una volta il rosso Tim) il fiddle (in un brano c’è anche Darol Anger) si sposano alle chitarre acustiche in modo perfetto e figliano atmosfere rarefatte e allo stesso tempo intense, con ritmi moderni che curiosamente non contrastano con le sonorità old time, anzi. Da segnalare, ma è fatica estrapolare alcune cose da un lavoro assai compatto e di altissimo standard in ogni suo lato, la reggaeggiante (si può dire?) Out On The Rolling Sea basata su una fantasiosa batteria, su un saltellante mandolino e sulle armonie gospel delle voci eccellenti di Tim, di Tracy Nelson, di John Cowan (bassista dei defunti New Grass Revival) e di Isaac Freeman, un basso stupefacente.
How Come I Ain’t Dead è un gradevole western swing con in evidenza la steel di Jerry Duglas, anche produttore dell’opera in esame, probabilmente la sua miliardesima.
Love Is Pleasin’ è l’unico traditional, solo voce e violino. Da brividi!
Sugar Hill SH 3866 (Folk, 1997)
Maurizio Angelo, Out Of Time n. 24, 1997
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