Dodici album in 18 anni (due dei quali con il prolifico Dean Dillon) prima su MCA, poi su RCA fino all’83, infine alla Hightone. Una solida reputazione di honky tonker, come Jerry Jeff Walker, anche Gary Stewart non è nato in Texas (ma in Kentucky), ma entrambi incarnano al meglio il cliché del Lone Star State. L’amore per le sonorità country di spessore con qualche saggia puntata rock e/o blues, stemperate in atmosfere ‘campagnole’, si fonde con una strumentazione tipica dell’outlaw music che aveva in Willie Nelson e Waylon Jennings i più insigni rappresentanti. Sonorità acustiche, steel, fiddle e dobro si mescolano a chitarre elettriche e piano fortemente tinti di rock and roll anni ’50: un cocktail gradevole da servire con la calda e roca voce di Gary.
Il brano-manifesto resta Honky-tonk Hardwood Floor: la pista da ballo in tavole di legno grezzo del bar di turno, quale migliore palcoscenico per rappresentare le scene più significative del Texas di ogni giorno? I testi si snodano fra ‘cowboy boots’, ‘West Texas wind’, ‘pick-up trucks’ e via di seguito. Make It A Double è uno shuffle che risente delle influenze messicane di oltre confine. Non mancano le riletture di classici country (Dark End Of The Street) e non (One Night), ma tutti i brani vantano un comune denominatore: la sincerità interpretativa del nostro. Da segnalare anche la title-track, densa di concetti cari alla filosofia texana.
La cover ci mostra un Gary Stewart rilassato che imbraccia una Fender… nel titolo poi la lettera ‘A’ di Texan è sostituita da una stella (solitaria?): più texano di così! Un’opera sincera dunque, coerente più con una logica di ideale continuità artistica che attenta alle esigenze di mercato, da augurarsi che il periodo di ‘apertura’ del quale gode attualmente la musica country possa contribuire alla riscoperta di personaggi come Gary Stewart.
Hightone HCD 8050 (Country Rock, Honky Tonk, 1993)
Dino Della Casa, fonte Out Of Time n. 2, 1994
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