Cliff Eberhardt, cantautore dalla carriera ultratrentennale ma dalla discografia alquanto parca, incarna perfettamente la figura del musicista itinerante che ha sempre trovato un’ispirazione profonda dai luoghi visitati, difficilmente etichettabile in quanto aperto alle più svariate espressioni della musica delle radici americana. Già protagonista in quel di New York a fine anni settanta quando bazzicava in compagnia di gente del calibro di Suzanne Vega, Lucy Kaplansky, Steve Forbert, Shawn Colvin e Jack Hardy, i più nobili locali folk della Grande Mela come il Bitter End, lo Speakeasy, il Kenny’s Castaway e il Folk City, Cliff Eberhardt è emerso ciclicamente nelle ultime decadi grazie ad una vena mai sopita che gli ha permesso notevoli colpi di coda da autore e musicista di classe.
La proficua anche se breve parentesi con la Windham Hill Records (il pregevole The Long Road del 1990) e l’attuale partnership con la Red House, attivissima label del Minnesota, sono i momenti più ragguardevoli della sua carriera. Proprio con quest’ultima Cliff Eberhardt ha trovato una continuità e una tranquillità tali da permettergli uscite discografiche di rilievo come ad esempio i suoi più recenti lavori, pur nella loro profonda diversità, il jazzato e notturno The High Above And The Down Below del 2007 e questo 500 Miles: The Blue Rock Sessions, che come dice il sottotitolo è stato inciso negli studi del ranch omonimo in quel di Wimberley, Texas.
Due grandi cover sono da segnalare in quanto segno di grande intelligenza e sensibilità: l’apertura malinconica ed evocativa della title-track, composizione firmata da Hedy West con tutto il fascino delle più pure train songs della tradizione americana e Back Of My Mind, una delle canzoni tratte dal songbook di un’icona come John Hiatt. La rilettura di The Long Road è un evidente segno di una ricerca di continuità con il passato, Break A Train è arricchita dall’accordion di Joel Guzman che insaporisce l’atmosfera con un sapido tocco tex-mex, il cinematografico quadretto di provincia di Little Town emoziona come sanno fare le cose semplici, le influenze country emergono limpide in When The Leaves Begin To Fall, la fumosa I Love Money con un sound a la Tom Waits è il trait d’union con il precedente disco.
Attorno a questi brani ruota un prodotto interpretato con grande maturità e ingegno, un album fresco e sincero da gustare nota per nota.
Red House 221 (Singer Songwriter, Folk, 2009)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2010
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