Ascoltando The Lone Arranger, si può pensare che evidentemente il sole o le troppe scosse telluriche della California hanno un effetto prodigioso sui musicisti che vi abitano (o perlomeno su molti di loro). Evan Marshall è l’ultimo di una schiera di funamboli del proprio strumento, virtuosi al limite del fenomeno da baraccone, che possono permettersi di intrattenere e sorprendere un pubblico usando un solo strumento che generalmente, per i comuni mortali, ha bisogno almeno di una chitarra di accompagnamento per potersi esprimere con senso compiuto. Nello stile di Marshall sono evidenti le influenze di altri due ‘maestri’ del mandolino scomparsi, il virtuoso di origine russa Dave Apollon ed il grande Jethro Burns, anche se il nostro dichiara espressamente in copertina di avere due eroi musicali che niente hanno a che vedere con il mandolino: il violinista tzigano Jascha Heifetz ed il chitarrista ‘one instrument orchestra’ Chet Atkins.
I brani incisi in The Lone Arranger provengono dalla pura tradizione napoletana (0 Sole Mio, Oi Mari, Mandolinata, La Spagnola), dal repertorio classico (William Tell Overture, Musetta’s Waltz) o da varie tradizioni popolari (Hungarian Dance, Recuerdos De La Alhambra). Vi sono poi due omaggi agli evergreen di Lennon & McCartney (P.S: I Love You e Here There And Everywhere) ed una Cheek To Cheek volutamente influenzata dal ‘folk (??) mandolin virtuoso Sam Bush’. La tecnica di Evan Marshall è prodigiosa: alle volte nasce il dubbio che si sia fatto trapiantare un paio di mani da qualche parte…. Il timbro del Gibson F5 non è esaltante (almeno per un ‘malato’ del morbo di Monroe come il sottoscritto) ma comunque accettabile. The Lone Arranger è consigliato ai mandolinisti ed agli appassionati di acrobazie strumentali in genere.
Rounder CD 0338 (Bluegrass Progressivo, 1995)
Martino Coppo, fonte Out Of Time n. 10, 1995
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