Sono passati quasi cinque anni dall’esordio di questa cantautrice di Mesquite, Texas, con Breathe The Moonlight, (Philo 1129). Abbiamo il piacere di riascoltare la sua delicata e fragile voce soprano cantare ancora una volta la sua terra, il Texas. L’accostamento più facile e scontato è Nanci Griffith, e la sua pura ed evocativa voce accompagnata dagli stessi musicisti del primo album, Jerry Douglas, dobro, Stuart Duncan, violino, Jeff White e Dennis M’Carver, chitarre, ne evocano spesse sonorità ed atmosfere. Ma non di meno bisogna ricordare l’universo poetico-musicale di personaggi come Guy Clark, Eric Taylor, Bev Doolittle e Townes VanZandt, per realizzare interamente l’amore di questa donna per la sua terra, la natura, gli animali. I suoi versi si vestono così delicatamente di Texas-melodies, dal fragile tessuto acustico ma da disegni e colori unici per gusto e fattura, al punto tale che possiamo considerarla un personaggio emblematico al pari di molti colleghi più acclamati. Solo così possiamo spiegare come questa ragazza possa essere emersa tra le migliaia di songwriters texani che, con una chitarra in mano, si presentano ogni anno alle varie manifestazioni musicali.
La sua voce dolce e soave ben si accompagna alle evocative atmosfere delle sue songs. Esse rendono onore alla tradizione acustica della musica folk-country che in Texas ha, forse, la sua massima espressione a livello di cantautori.
Le canzoni del nuovo album di Kimberly, emanazioni poetico-musicali di un animo sensibile, fragile e squisito, sembrano catturare ogni sfumatura della poesia di questa terra e le esprimono attraverso versi e melodie. Certamente il Lone Star State è il luogo della grande fusione di mondi musicali diversi, che il tempo ha iniziato a far convivere nel quotidiano, facendoli pazientemente assimilare a chi avesse sensibilità e pazienza per ascoltare ritmi, sonorità e voci diverse dalle loro. Le semplici armonie del bluegrass, del country & western, assorbono i ritmi cajun, delle rancheras del Messico; il walzer e la polka dell’est dell’Europa convivono con il folklore e le tradizioni angloamericane.
La pura e dolce voce della M’Carver, in questo secondo disco, sembra ergersi sopra la tradizione con naturalezza, per cantarla ed esprimerla attraverso l’elegante fattura delle sue delicate armonie. Esprimere tanto con pochi strumenti acustici, con arrangiamenti essenziali ma molto vari, è sintomo di ricchezza di contenuti. Inherited Road, ad iniziare dalla sublime title-track, è una collection di canzoni di rara bellezza. Molte di esse catturano subito, Dancin’ Fools, con il sognante violino di Stuart Duncan protagonista, Blue Norther, country-song che sembra uscita dal miglior repertorio di Emmylou, l’evocativa e sentimentale New Orleans Waltz, l’intensa love-song Coyote Dance, sino alla dolce ed intimista Midnight Angel ed alla ritmata Texas Man, dove Kimberly alza la voce per graffiare con grazia.
Ma il momento più elevato di un lavoro complessivamente omogeneo e stupendo è Alimentar Mi Alma. Stupendo ritratto del Messico visto dalla parte dei ‘gringos’, vede Kimberly cantare, parte in spagnolo, il sogno del viaggio nel Messico come fuga ed evasione-redenzione da parte della civiltà occidentale. “Giù nel Messico, dove la gente va, solo per nascondersi dal proprio quotidiano. Cercando, sono venuti per alimentare la propria anima, e lavare i loro problemi giù nel fiume blu…”.
Al suo esordio ricordo di aver ringraziato chi l’ha strappata dallo scrivere poesie nella propria camera da letto e suonare la chitarra sotto il portico di casa, non sbagliavo. Grazie ancora a Ken Irwin per aver fatto arrivare la sua voce e la sua poesia sino a noi.
Philo PH CD 1179 (Singer Songwriter, 1994)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 8, 1995