Primo problema per il recensore: etichettare questo disco. Mica facile. In trent’anni di carriera il ‘fiddler extraordinaire’ (così è stato definito dalla stampa statunitense) ha vagato in lungo e in largo senza mai fermarsi, spiazzando il suo pubblico, sempre ammesso che un pubblico tutto suo, e fedele, lo abbia per davvero. Già, perché Greene è un violinista che ancora oggi non ha deciso quale genere di musica fare, lui fa musica, e tanto basti. Il suo punto di partenza è il bluegrass, è stato infatti uno dei primi musicisti del Nord, insieme a Bill Keith e Peter Rowan, a suonare nel gruppo di Bill Monroe a metà dei ’60. Con questa musica ha però avuto un rapporto discontinuo: registrerà con i Muleskinner, la Blue Velvet Band e i Red Hot Pickers, ma nonostante il bluegrass sia il genere che lo ha stilisticamente formato, sono il jazz, il rock e la sperimentazione a fargli guadagnare la notorietà internazionale.
I 16 pezzi contenuti in questa raccolta aiutano ad inquadrare l’eclettica personalità dell’artista, in quanto presentano diversi momenti della carriera di Richard Greene. Le cinque differenti sessions lo ritraggono di fronte a stili molto diversi, e se a volte si rimane disorientati dalla apparente eterogeneità della sua musica, a fine ascolto si ha quasi una sensazione di sazietà, o addirittura saturità, che spinge a spegnere lo stereo e a riporre le cuffie. Non è uno scherzo: questo violinista è capace di partire da una melodia classica per poi divagare in improvvisazioni jazz, passare magari dal Medio Oriente e infine scoprire di voler concludere il suo viaggio nel Kentucky. Che volete, Richard Greene ama viaggiare privo di bussole…
Forse non tutto il CD riuscirà a conquistarvi, ma vi basterà un solo, anche disattento ascolto per stupirvi della genialità del ‘fiddler extraordinaire’.
Sierra SXCD-6005 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Progressivo, 1994)
Maurizio Faulisi, fonte Out Of Time n. 4, 1994
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