Partiamo dalla fine: questo è un album che potrebbe piacere a chi ama il genere. Si tratta di stabilire il genere. E qui viene il difficile.
La formazione (Walden Dahl, che canta tutti i ruoli, suona chitarra, basso e contrabbasso, Paul Shelasky, mandolino, fiddle, dobro, basso, John Plotnik, banjo, dobro, chitarra, Dean Knight, contrabbasso e voce lead su Big Spike Hammer, Dick Brown, banjo), direbbe bluegrass. Anche parecchi titoli, a partire da My Rose Of Old Kentucky, che apre e non sarebbe neanche male se non fosse per il tentativo di imitarne un’altra versione (di Vince Gill ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno).
L’abbigliamento, e specialmente il cappello, di tre personaggi ritratti sul retro di copertina, direbbe country: è dai tempi di Flatt & Scruggs che i musicisti bluegrass non usano più lo Stetson.
L’ascolto non aiuta: già il secondo pezzo, City Lights, dello stesso Dahl, bluegrass nell’impianto, introduce qualche nota più mex che blues. Il terzo, Colleen Malone, suona molto Irish Ballad. Il quarto, Shady Grove (alla Doc Watson, non alla Blue Grass Boys), lo fanno decisamente meglio i Moonshiner (e chi sono i Moonshiner? Appunto).
Più avanti sentiamo ritmi ed armonie a cavallo della borderline, e magari anche oltre (Let I Be Me, e specialmente Devil Woman). Poi Oh, Susanna, che è uno dei pezzi meglio riusciti, 500 Miles, versione Country Gentlemen (di Charlie Waller …), e Back In The Saddle Again (Gene Autry), che ci riporta in Texas.
Il tutto non è suonato male, salvo qualche incidente, e salvo qualche riserva sull’eccesso di miele che a volte ricopre la voce.
Non so se ho reso l’idea. Se ci sono riuscito, ad avete deciso che il disco fa per voi, auguri: la gara a chi produce le note di copertina più scarse ha qui raggiunto il vertice autolesionistico di non dare nemmeno le indicazioni sufficienti per l’acquisto.
Tricopolis (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Moderno)
Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 58, 2001