Kyle Everett è un esordiente musicista che proviene da Stillwater, Oklahoma e che fa parte di quella scena chiamata ‘Red Dirt’ e della quale fanno parte interessantissime bands come Great Divide, Cross Canadian Ragweed, Red Dirt Strangers e Jason Boland & The Stragglers.
Proprio la band di Jason Boland fa da supporto in tutto l’album alle canzoni di Kyle Everett. Country music di grande qualità e grinta che si ispira ai grandi della scena texana (Kyle risiede a Austin) a partire da Waylon Jennings, Willie Nelson e Jerry Jeff Walker fino ad arrivare a Joe Ely e Robert Earl Keen.
I brani sono quasi tutti scritti da Kyle Everett e la produzione è asciutta ed essenziale, diretta e priva di fronzoli. La voce, pur non particolarmente originale, è interessante e matura, perfettamente a suo agio sia nelle ballate che nei brani più ritmati e trascinanti.
Strumentalmente sono da segnalare, per la loro presenza sempre contraddistinta da gusto e calore, Roger Ray alla pedal steel e Dana Hazzard al fiddle.
Passando all’esame delle canzoni, molti sono i momenti che si fanno ricordare per la loro freschezza: Water For My Horses è in apertura uno dei manifesti sonori del disco, Higher Level è uno scorrevole mid tempo basato su un bel tappeto di chitarre e contrappuntato dal fiddle di Dana Hazzard.
A Song For You è invece una lenta ballata introspettiva, la prima canzone scritta da Kyle Everett. I’m Still Here è più discorsiva mentre Things Only We Will Know è una classica outlaw song che non sfigurerebbe nel repertorio di personaggi come Waylon Jennings o di Joe Ely.
Ottimi sono gli assoli di chitarra acustica e di fiddle. Molto bella è anche Life Goes On, una country song dalla melodia particolarmente affascinante, mentre West Texas Outlaw è firmata dall’amico e mentore Jason Boland.
Chiude Water For My Horses una canzone che Kyle Everett canta in duetto con Amanda Cunningham: Unconditional Love, una splendida ballata acustica che mi ricorda molto Tom Russell.
In definitiva un esordio di tutto rispetto per un personaggio dotato di grande musicalità e a mio parere in grado di ritagliarsi uno spazio importante in una scena ricca di grandi nomi come quella di Texas e Oklahoma.
Un disco da affiancare a quelli di Cory Morrow, Pat Green, Roger Creager e di quei musicisti che in questi anni hanno rivitalizzato la scena texana.
Autoprodotto (Alternative Country, Country Rock, 2009)
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 61, 2002