Nativo di Lake Jackson, TX, la madre gli insegna gli accordi basilari all’età di 11 anni, a 14 ha già collezionato diversi premi vinti a vari concorsi per ‘talenti in erba’ e si unisce alla band Quintanilla, con la quale resterà sette anni.
All’età di 21 anni abbandona la scena musicale per un lavoro in fonderia e si dedica a preparare il terreno per la sua carriera seria di musicista/cantante/cantautore. Nel 1992 si sposta nel Texas centrale fonda il suo gruppo Against The Grain. Suona poi al party di compleanno dell’allora governatore del Texas George W. Bush e nel 1997 suona la chitarra solista per Rick Trevino.
Da allora in poi Rodney ha collaborato con alcuni artisti importanti della scena texana (e non solo): Aztex, Freddy Fender, Los Lobos, Little Joe y La Familia, Chad Austin, Chalee Tennison, Gary P. Nunn, Houston Marchman, Clay Blaker e Kevin Fowler.
In tempi recentissimi la sua chitarra si è fatta sentire negli ultimi albums di Mark David Manders (Highs & Lows) e della cantautrice texana Heather Ellis (Satisfied), in concomitanza all’uscita del suo debutto discografico intitolato Texas Beer Joint Tour – The Story Of My Life.
I musicisti che lo aiutano fanno parte del giro ‘alternativo’ ai circuiti più famosi della capitale texana, ma i nomi di Stephen Cargill (basso), Amanda Brown (voci), Jeremy Watkins (fiddle), Steve Palousek (steel & dobro), Randy Dennis (tastiere), J.P. Morrison e Jeromy Yager (batteria) li ritroveremo spesso in futuro.
Dalla sua Rodney ha in mano almeno un paio di carte vincenti: una bella voce (molto simile a quella di Vince Gill, almeno nella ballate più romantiche tipo Where Do You Call Home e Suppose I Turn The Tables) ed una padronanza della chitarra da far invidia a più di un collega blasonato.
L’apertura di In Texas è molto grintosa: chitarra graffiante, sezione ritmica che non perde un colpo, steel aggressiva e la voce che mette d’accordo tutti. Il nostro ammette di non avere niente contro gli stati confinanti (Louisiana, Oklahoma e Messico), ma in Texas non c’è una sola cosa che non gli vada.
That’s When I’m Coming Home è la classica canzone che, dal punto di vista del testo, ti spiega quando il nostro deciderà di tornare a casa. “…Quando gli Asleep At The Wheel smetteranno di fare western-swing, quando la sua donna uscirà il venerdì sera con la fede nuziale al dito, quando Vince Gill canterà con voce da basso negli Statler Brothers, quando sua madre inizierà a bere e suo padre smetterà di fumare e soprattutto – il mio pezzo preferito – quando Waylon (Jennings) e Willie (Nelson) e gli altri ragazzi la smetteranno di fare casino: ecco quando tornerò a casa…” cioè MAI.
Il brano è sicuramente fra gli highlights dell’intero CD ed è reso ulteriormente interessante dall’impressionante lavoro chitarristico dello stesso Rodney. How’s That For A Heartache si rivela una ballata chitarristica che mostra la tecnica non comune di Rodney e si candida come valido viatico di una altrettanto buona performance vocale.
Altrettanto gradevole, anche se per motivi diversi, è poi I Believed Them, con un bel dobro in mano a Steve Palousek.
Flesh & Blood e How Can I Tell You Goodbye sono due ballate introspettive, mentre Love The Doubt Out riprende la tradizione texana dello shuffle con ottimi risultati.
Rock Bottom chiude il CD con altrettanta grinta ed un pianoforte che non ammette repliche.
Una menzione a parte per una cover – eccellente – di The House Of The Rising Sun. Il pezzo è famosissimo, ma Rodney la interpreta con voce e chitarre (acustica a 12 corde ed elettrica molto bluesy) in maniera davvera superba, aggiungendo al finale l’arpeggio inconfondibile di Stairway To Heaven dei Led Zeppelin. Il risultato è davvero da brividi.
Rodney Pyeatt è un altro dei nomi che dobbiamo scriverci nella ‘lista dei buoni’.
Cedar Break TBJ6402 (Traditional Country, Alternative Country, 2002)
Dino Della Casa, fonte Country Store n.65, 2002
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