Deick Mitchell esordisce con questo quasi-mini album (otto pezzi per meno di mezz’ora di musica), ma non mancano certo gli elementi di interesse, nonostante la brevità del CD.
Apre le danze una coinvolgente versione ‘new country’ del classico di Faron Young Wine Me Up, brano-manifesto del filone delle drinking-songs. La chitarra elettrica dello stesso Mitchell ed il drumming preciso del produttore Matt Key ben si fondono al fiddle ed alla steel di Milo Deering.
Dear Sorneone è un accorato appello firmato dallo stesso Mitchell, (uno dei due brani originali del CD) affinchè egli possa trovare la donna del cuore. L’arrangiamento orchestrale appesantisce un poco l’esecuzione, ma contribuisce a fornire un’importante presenza scenica al brano in questione.
Per Friends Behind Bars si rispolverano le atmosfere alcooliche che avevano caratterizzato il brano di apertura. Abbiamo a che fare con Jim Beam, Johnny Walker e Margarita (noti marchi di super alcoolici) che vengono qui considerati come nomi propri dei migliori amici del nostro.
Il passo è quello di un grintoso ‘new-country rock’, gradevole e disimpegnato. Fra le cose migliori del disco.
Tornano alla ribalta le atmosfere stile anni ’50 con Don’t Leave Me Now, Old Fashioned Ballad che profuma di Don Gibson, impreziosita dal piano di Tim Alexander, già blasonato pianista alla corte degli Asleep At The Wheel. Altrettanto interessante la performance ‘twangy’ dello stesso Deick Mitchell alla chitarra elettrica.
E’ poi la volta di un’altra cover tratta dalla quasi infinita produzione firmata da uno dei più importanti compositore country in assoluto: Harlan Howard. Reinterpretata in tempi a noi vicini anche da Ricky Van Shelton nel suo Wild-Eyed Dream, Life Turned Her That Way non ha perso niente del suo feeling e del suo fascino languido. In questo caso, Deick Mitchell ce ne offre una versione onesta e di maniera, senza aggiungere niente di particolare al valore indiscusso del brano.
Sempre in tema di Gotha della country music, ecco un altro ripescaggio illustre, nella persona di Hank Cochran, compositore altrettanto seminale di Don’t You Ever Get Tired Of Hurting Me, incisa da una pletora di performers country fra i quali non possiamo esimerci dal menzionare l’irraggiungibile Willie Nelson.
C’è tutto questo ed altro ancora racchiuso nella mezz’ora scarsa del disco in questione. A voi il piacere di scoprirlo.
Aaron Avenue AAR036 (New Country, Traditional Country, Country Rock, 1999)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 49, 1999