Jack Higginbotham, giovane texano con la passione per lo sport e per l’atletica leggera in particolare che ne ha segnato l’adolescenza con parecchie soddisfazioni, è protagonista di uno dei debutti più freschi e brillanti dell’anno in ambito country. Le sue radici infatti lo riportano sia al boom della country music tra la fine degli anni ottanta e la metà del decennio successivo con particolare attenzione per artisti come Garth Brooks, Doug Supernaw, George Strait e, aggiungerei io, Gary Allan con cui condivide gusto melodico e impostazione vocale, sia ad icone come Waylon Jennings, Merle Haggard, Johnny Cash e Conway Twitty che hanno avuto un ruolo fondamentale nel suo modo di comporre.
Jack ha affinato queste doti e il suo stile di perfomer fino a giungere a questo Roots che ben rappresenta il suo approccio, classico e riverente, alla materia. Il disco è scorrevole e una buona spalla sopra alla media, poco più di mezzora ma ricco di spunti e interpretato con sicurezza e classe. Una sola cover ma molto significativa, quella di Better Than Being In Love With You di Cory Morrow, certamente un’altra delle figure che ha influenzato il nostro. Versione spigliata e decisamente valida che si inserisce ottimamente in un contesto ben bilanciato tra ballate e midtempo, con una predilezione assolutamente personale per l’honky tonk di Hate To See Her Go, per il riuscito quadretto di vita di provincia di Small Town Kid, per il viaggio on the road raccontato in Tongue Tied, per le inflessioni outlaw di Won’t Let Go, per l’intensa One And Only Girl che ricorda molto il californiano Gary Allan e per la cadenzata Whiskey Drinkin’ Man che potrebbe tranquillamente essere un cavallo di battaglia dei concerti di Jack Higginbotham.
Attività che lo ha portato a condividere il palco con Charlie Robison e i Derailers in un percorso che, se continuerà così, lo potrà affiancare ai più bei nomi della country music texana.
Jack Higginbotham Music (Honky Tonk, New Country, 2011)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2012