Peter Rowan - The Walls Of Time cover album

Alcuni anni fa Peter Rowan dichiaró nel corso di un’intervista di aver ereditato da Bill Monroe un approccio al bluegrass piuttosto ‘robusto’, specialmente nello stile vocale. Si puó senz’altro dire che la definizione sia azzeccata: pochi suoi colleghi infatti sono in grado di vantare la stessa potenza ed estensione, unite per di piú ad un timbro assai caldo e gradevole. Di queste eccezionali possibilitá Rowan non è certamente avaro; specialmente nei concerti dal vivo la voce diventa il suo strumento espressivo piú efficace e duttile, e crea effetti a volte insoliti e un pó eccessivi, spesso criticati (con una puntina d’invidia) dai suddetti colleghi. Lo stesso senso scenico da commedia dell’arte si ritrova, seppure in misura minore, anche in molti dei suoi dischi, insieme ad una grande passione per la tradizione pellerossa e per il tex-mex.

Nel caso di The Walls Of Time assistiamo peró ad una sorta di evoluzione interpretativa che lascia decisamente da parte yodler, vocalizzi e atmosfere da sagra paesana per orientarsi verso esecuzioni pulite e rigorose sia dei brani tradizionali che di quelli d’autore e delle composizioni originali dello stesso Rowan. L’album è caratterizzato da splendide armonie vocali che in qualche caso (Going Up On The Mountain, Roving Gambler) sfiorano la perfezione assoluta, anche per merito di Ricky Skaggs, vocalist corteggiatissimo perfino dalle country-stars, oltre che polistrumentista di gran pregio.

Anche il resto del cast è formato da musicisti di prima scelta: vi figurano Eddie Adcock e Alan O’Bryant (banjo), Sam Bush (mandolino e violino), Jerry Douglas (dobro), ‘Lighthing’ Chance (basso) e dulcis in fundo Triona Ni Dhomnaill (clavinet), giá componente del supergruppo irlandese Bothy Band. Con una struttura portante di questo genere la qualitá del prodotto è praticamente garantita; alle eleganti esecuzioni dei brani d’autore (Casey’s Last Ride, Lone Pilgrim) si affiancano due tra i piú raffinati parti di Rowan (Thirsty In The Rain, Walls Of Time).
Un cenno a parte merita l’arrangiamento di Plains Of Waterloo, tratto di peso dal repertorio tradizionale inglese e americano in modo abbastanza suggestivo (forse in omaggio a Triona?) anche se un pó violento.

Sugar Hill 3722 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 1982)

Isabella Pinucci, fonte Hi, Folks! n. 1, 1983

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