Nel panorama del dixie rock, dopo le ultime uscite dei Lynyrd Skynyrd (incisioni vecchie e nuove), 38 Special, Cooper Brothers, Nantuckets Fandango, non poteva mancare che lui, Charlie Daniels. È uscito, infatti, in questi giorni, un doppio live (Epic), registrato in due giganteschi concerti jam session svoltosi a Nashville, in cui oltre alla Charlie Daniels Band si sono esibiti gente del calibro di Willie Nelson, Wet Willie, Grinderswitch, Sea Level, Winter Brothers, Bonnie Bramlett, Toy Caldwell e Paul Riddle della Marshall Tucker, Papa John Creach e Mylon Le Fevre.
In quel di Nashville, questo panciuto cow-boy (leggi Charlie Daniels) è considerato un vero idolo; è un musicista amatissimo dai suoi colleghi e session man richiesto, soprattutto per il suo favoloso fiddle. Basti ricordare che compare in Nashville Skyline, Selfportrait e New Morning di Bob Dylan; in vari dischi di Leonard Cohen e in un disco di Ringo Starr (Beaucoup Of Blues), senza contare che ormai è di casa nella Marshall Tucker Band. La sua è una solida musica rock, condita da country e western; la sua band, finalmente stabile, è composta da Joel Taz Di Gregorio, tastierista coloratissimo che lo accompagna fin dal primo album; Tom Crain, eccellente seconda chitarra e buon vocalist; Charlie Hayward, bassista che ricordo in Laid Back di Gregg Allman e i due batteristi, Freddy Edwards e Don Murray, percussionisti ben affiatati e solidi.
La prima cosa che Charlie fa sul palco, è un ringraziamento a Dio per aver creato il Tennessee e il sud in generale. Passiamo comunque all’ascolto di questo disco, intitolato Volunteer Jam III & IV, la cui puntata precedente era il Volunteer Jam (Capricorn-O172), in cui c’era anche Dicky Betts e tutta la Marshall Tucker al completo. La side one è solamente Charlie Daniels Band, in momenti felicissimi e con musiche che danno l’idea del potenziale della band; Sweet Louisiana, Long Haired Country Boy e Trudy si susseguono senza attimi di respiro, con la ritmica incalzante e precisa. Conclude la side Cumberland Mountain Number Nine, scritta e cantata da Tom Crain: la sua chitarra e il fiddle di Charlie Daniels sono favolosi.
The South Gonna Do It canzone di Charlie, in cui si parla delle altre band sudiste, apre la seconda facciata: solido rock e buona musica da tutti i solchi. Subito dopo ecco i Sea Level, accompagnati da Charlie Daniels e Jimmy Hall (Wet Willie): Statesboro Blues ci riporta indietro nel tempo; Jimmy Nalls alla slide guitar ce la mette tutta, ma non può non farci rimpiangere Duane Allman; la voce di Chuck Leavell non ha niente a che vedere con quella di Gregg Allman (magari dei tempi migliori). Ecco subito dopo i Wet Willie in una bellissima versione di Street Corner Serenade dal loro ultimo album Manorism: la ritmica sincopata e il sax di Jimmy Hall sono dei veri gioielli; sarebbe ora di valorizzare di più questa band, che più o meno, è solo conosciuta per Keep On Smilin’ quando invece ha fatto molti altri bei dischi. You And Me annuncia i Grinderswitch: ascoltati nell’altro doppio Hotels, Motels & Road Shows, mi erano sembrati un po’ sottotono, ma qui si riprendono alla grande; Steve Miller (non il chitarrista texano) alle tastiere e i duetti di chitarra fra Dru Lombar e Larry Howard sono veramente ottimi.
La terza side, forse la migliore, è tutta di Willie Nelson, questo meraviglioso musicista che tante emozioni ci ha regalato e che continua a darci; Will The Circle Be Unbroken è semplicemente favolosa. La quarta ed ultima side si apre con i Winters Brothers, altra band pupilla di Charlie Daniels, con una song molto bella e con tutti gli elementi della band in evidenza. Can’t You See non ha bisogno di presentazioni: il fulcro è sempre lui, Toy Caldwell; questa versione, in jam session, è favolosa: la chitarra di Toy è inconfondibile e pur non essendo una gran voce, riesce veramente a colpirci. Con Tennessee Waltz, condotta da Charlie Daniels, si conclude il concerto; la canzone, che tutti conosciamo tramite Patti Page e il film Zabriskie Point, è resa in una versione molto più musicata di quella già detta; mi sembra che al fiddle ci sia Papa John Creach, definito il Folletto (e l’ubriacone) del rock.
Spero che gli amanti di musica americana in genere non si facciano sfuggire l’occasione di avere questo bellissimo disco, che soddisferà veramente tutti.
Epic 35368 (Country Rock, 1978)
Evandro Pinca, fonte Mucchio Selvaggio n. 13, 1978
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