Atteso con ansia dai malati come me, é finalmente uscito il secondo cofanetto della Bear Family dedicato a Flatt & Scruggs, questa volta composto da 5 CD che coprono il periodo dal ’59 al ’63. Il totale dei titoli assomma a ben 129, quindi so che mi perdonerete l’omissione degli stessi.
Questo set comprende diversi pezzi mai pubblicati dalla Columbia: Songs Of Glory, Foggy Mountain Banjo, Songs Of The Famous Carter Family, Folk Songs Of Our Land, Hard Travelin’ – The Ballad Of Jed Clampett, e Flatt And Scruggs Live At Carnegie Hall.
La Bear Family, inoltre, ha aggiunto un album originariamente pubblicato dalla Columbia sotto il nome di Gordon Terry: i Foggy Mountain Boys tutti avevano fornito accompagnamento strumentale a questo fiddler, per diverse fiddle tunes comprese nell’LP Square Dance Party, a condizione che il loro nome non comparisse. Non statemi a dire che avete tutti questi LP in versione originale: non ci crederei mai. Anche il diffusissimo Carnegie Hall, che tutti i vecchi bluegrassari possiedono, appare qui in versione completa e inedita, con 32 pezzi anziché i 13 dell’LP.
Potete forse obiettare, voi restii a spendere 100 dollari o 200.000 Lire, che quanto di meglio Flatt & Scruggs avevano da offrire al bluegrass é stato esaurito nel primo cofanetto, e che dopo il 1959 la loro produzione non é stata certo all’insegna del divertimento e della vivacità. In parte queste obiezioni sono corrette: ben pochi pezzi potranno mai eguagliare il fuoco della versione originale di Foggy Mountain Breakdown, l’entusiasmo di Your Love Is Like A Flower versione 1957, la delicata finezza di God Loves His Children versione 1949. I due nostri eroi, a partire dalla fine degli anni ’50. cominciavano a risentire dall’usura della vita on the road, di pesanti pressioni della produzione, di esigenze di mercato sempre più costrittive, e tutto ciò non é mai stato positivo per nessun musicista. D’altra parte, però, dobbiamo sempre tenere presente che Flatt & Scruggs, in quegli stessi anni, erano per il grosso pubblico LA bluegrass band, il gruppo più rappresentativo in termini di audience, e sicuramente il gruppo più influente dal punto di vista stilistico forse di tutti i tempi, con buona pace di papà Monroe. I loro pezzi erano costantemente in classifica, e intendo ai vertici della classifica generale di Billboard, comprensiva di tutte le categorie (un po’ come succede oggi a Garth Brooks), raggiungendo così un pubblico enorme e conseguendo una popolarità che nessuna bluegrass band in assoluto ha mai potuto, o mai potrà, vantare.
Tutto ciò, inevitabilmente, si é potuto verificare anche grazie a qualche ‘cedimento’, come oggi si può essere portati a pensare, sul piano stilistico: il Folk Revival, nascente in quegli anni, deviò il repertorio della band su canzoni ‘folk’, con arrangiamenti lenti e saltuariamente un po’ mollini, che non molti punti di contatto potevano avere con la ‘neo-tradizione’ Monroe, e le pressioni del mercato country portarono alla frequente utilizzazione della batteria (in realtà solo del rullante suonato con spazzola) nei pezzi destinati a quella fetta di pubblico.
Sono anche gli anni della distinzione delle canzoni a seconda che venissero incise per LP, cioè per il mercato folk, o per singles, cioè per il mercato country. Un ascolto anche approssimativo, inoltre, ci consente di notare notevoli differenze stilistiche e di arrangiamento rispetto al passato: superata l’impostazione delle voci a duetti o trii (quartetti in alcuni gospel) l’arrangiamento vocale è quasi costantemente ‘corale’ a 5 o 6 voci, secondo i dettami del folk revival (tipo volemose bbene e cantiamo tutti assieme..), con notevole perdita di grinta, ma innegabile acquisizione di una precisa ed invidiabile fisionomia stilistica.
La produzione, inoltre, diventa sempre più accurata, con registrazioni decisamente migliori (accresciuta ‘presenza’ di voci e strumenti, qui a tratti quasi esagerata dal digitale), e notevole attenzione al gioco delle parti di lead e back-up. Ad alcuni tutto ciò potrà sembrare a volte fastidioso, ma é innegabile che molte band contemporanee si siano formate proprio su queste caratteristiche ‘commerciali’ della produzione Flatt & Scruggs anni ’60.
E’ fastidioso il rullante su Shuckin’ The Corn o Polka On The Banjo, ma é delizioso poter ascoltare il back-up di Earl con chiarezza. E tutto ciò, comunque, è valido per le registrazioni di studio: i Foggy Mountain Boys di quella storica notte dell’8 Dicembre 1962, alla Carnegie Hall di New York, non avevano batteristi al seguito, se ne fregavano di folk revival e mercato country, e lavoravano su due microfoni… Gente mia, mi sarei comprato il cofanetto solo per il CD nr. 5, e non avrei fatto male! Alla Carnegie Hall, quella notte, c’era tutto: fuoco, passione e grazia, divertimento e tecnica, in una parola la quintessenza del bluegrass.
In conclusione, tirando le somme su questo cofanetto di 5 CD, possiamo certo agevolmente tralasciare di ascoltare i pezzi con Gordon Terry, rovinati dalla voce del ‘caller’ (persi i master originali, la Columbia non ha potuto utilizzare che una buona copia dell’LP, con caller presente e band quasi inudibile), possiamo anche lasciare perdere alcuni pezzi datatissimi, come diversi di quelli troppo legati al carrozzone folk, ma non possiamo rinunciare alle canzoni della Carter Family, con Mother Maybelle alla autoharp, né a piccole gemme come Saro Jane, Wreck Of The Old 97, My Dixie Home o Ain’t Gonna Work Tomorrow. E sarebbe un vero cicciollo chi si lasciasse sfuggire le storiche versioni originali dei pezzi di Foggy Mountain Banjo o del Carnegie Hall. Proprio non si può.
Bear Family BCD-15559EI (Bluegrass Tradizionale, 1992)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 19, 1993