Sono inglesi ma potrebbero essere nati benissimo in America… Molto probabilmente avrebbero potuto essere vicini di casa dei Low. Certo, i Tram non hanno avuto la possibilità di avere un produttore che scarnifica i suoni come Steve Albini, che sa fare suonare la batteria in modo così intenso come ha fatto per i Low.
I duetti tra moglie e marito che ci hanno emozionato negli stupendi album dei Low non hanno nulla a che fare con quelli imbastiti dai Tram in A Kind Of Closure, ma la band inglese regge a un confronto comunque impegnativo come quello con uno dei gruppi capiscuola del country folk gotico e malinconico.
Lo fanno a modo loro. Anzitutto mantenendo quell’attitudine al pop e alla scrittura di melodie accattivanti che è tipico di ogni band inglese che si rispetti. Ma soprattutto usando con maestria gli arrangiamenti, innegabile punto di forza di questo A Kind Of Closure che rende i Tram simili ma alle stesso tempo diversi da un riferimento innegabile come i Low.
Lo dimostrano pienamente le magistrali arie dei fiati di Only Then, gli archi circolari del valzer di Forgive Me Dear, i violini della bellissima e dolce Forlorn Labour o gli intrecci perfetti delle slide guitar di A Painful Education.
Il tutto a sottolineare un mondo ‘introverso’, “una sorta di intimità” che Tram sanno raccontare con dovizia di particolari.
Voto: 7
Perché: scrivono canzoni delicate con cura per i particolari.
Setanta SETCD 095 (Roots Rock, 2002)
Gian Paolo Giabini, fonte JAM n. 84, 2002