Viene dal Connecticut, ma la sua città di adozione è Atlanta in Georgia dove ha scoperto il blues e l’amore per la chitarra. Steve Ray Vaughan è diventato presto il mito da seguire, ma Mayer ha presto lasciato da parte i funambolismi del virtuoso e ha cercato invece di concentrarsi su testi che potessero rappresentare davvero quel che pensava e sentiva intimamente.
Inside Wants Out è stato il suo debutto con un pugno di brani di sua composizione nei quali si esibiva in parte da solo e in parte con una band, ma il vero salto di qualità arriva con questo Room For Square di recente pubblicazione che esplicita tutte le sue potenzialità.
Trovata finalmente una band che lo sa assecondare nel modo giusto, il repertorio di Mayer si assesta su un easy rock cantautorale in cui eccelle la sua voce dolce e accattivante. I paragoni si sono già sprecati, c’è chi vede in lui una somiglianza con Sting, chi con Dave Matthews e chi ancora con Jakob Dylan, in realtà è semplicemente una bella voce che trova echi già noti a seconda del pezzo interpretato e del coinvolgimento che comporta.
§I temi trattati sono quelli tipici di un venticinquenne in crisi che se la deve vedere con gli aspetti complessi dei sentimenti e più in generale dell’esistenza. John esplora il suo animo con sensibilità ed esprime con delicatezza i suoi dubbi e le scoperte.
Certo niente di particolare se non il modo garbato e intrigante di porsi con chitarra e voce e la facilità con cui cattura l’attenzione di chi ascolta. Belle Why Georgia, Not Myself e St. Patrick Day, molto melodiche e ammiccanti, e Love For No One, un po’ più decisa dal punto di vista ritmico.
Voto: 7
Perché: Room For Square, il secondo album di John Mayer ne decreta definitivamente il valore. Assestato sulla classica figura del songwriter convince per la delicatezza d’approccio e la sensibilità con cui affronta i temi esistenziali.
Columbia/Sony CK 85293 (Singer Songwriters, 2001)
Roberto Caselli, fonte JAM n. 84, 2002