“Ladies and Gentlemen, Children of all ages, step right up! The Taters have arrived!”. Così iniziava il bollettino pubblicitario allegato al CD in questione, anche se questo Strange But True! è il secondo album dei Burnt Taters (Patate Bruciacchiate) e segue l’esordio datato 1997 a distanza di circa tre anni.
Il trio di Richmond, VA, è formato da Craig Evans (basso e voce), George Garrett (percussioni) e Brad Tucker (chitarra e voce) ed ha un sound molto personale ed altrettanto gradevole. Legati alle radici del loro passato – ma non limitati ad esso – i Burnt Taters propongono una musica che pesca i suoi connotati da panorami molto vari, dal country classico (Anywhere That’s Pretty potrebbe essere uscita tranquillamente dalla penna di Leon Payne e che steel-guitar ci suona – Charles Arthur), al roots-rock, dal pop al western-swing (ascoltate la versione che i ragazzi danno del classico Across The Alley From The Alamo). A questo aggiungete una buona dose di humor e la mancanza di presunzione, otterrete qualcosa di molto fresco e spontaneo.
Fin dal primo ascolto è evidente l’influenza vocale che gli Everly Brothers ed ancora di più Roy Orbison hanno avuto sulle performances vocali della band, a seconda che si tratti di esecuzioni a due voci o a voce singola. Soprattutto nei brani dove Craig Evans (compositore primario del repertorio del gruppo) ricopre il ruolo di lead vocalist, l’influenza di Orbison è particolarmente sentita (ascoltate la splendida Explanation, knock-out song del CD e capirete cosa intendo). Già l’iniziale Without Your Love è molto ‘everlyana’ ed immediata, quasi ingenua nelle sue sonorità retró, mentre Truth Is è più vicina ai giorni nostri (si fa per dire), con un drumming aggressivo e le chitarre che sanno di folk-rock (jingle-jangle).
Do You Dream e Little Bit Left In Me sono due accorate ballate acustiche, con un’ottima performance vocale di Craig Evans, ma I Don’t Want To Know non mi dice proprio niente.
By Myself porta la firma del chitarrista Brad Tucker e si avvale dell’apporto di percussioni intriganti, ma l’accoppiata seguente raggiunge il top del disco. Di Explanation abbiamo già detto, ma Already Dreaming Of You, con il mandolino di Chris Fuller e le sue atmosfere messicaneggianti, non è davvero da meno. Grandi anche le due voci, che rispecchiano le due primarie influenze della band. Per quanto riguarda gli altri tre pezzi… vi lasciamo il piacere della sorpresa, non ve ne pentirete!
Planetary 9022 (Roots, Country Rock, 2000)
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2005
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