L’osservazione spontanea al primo ascolto è che Massimo Gatti ha imparato bene la lezione dawg/new acoustic music/new age. Un tale giudizio non deve essere considerato riduttivo, anche perché va aggiunto che se il sound e gli arrangiamenti di questo Frangenti richiamano decisamente musicisti californiani (Tim Ware in Lungo il ruscello di Tam Lin e papà Grisman citato alla lontana anche nel titolo in Mandochet), le melodie delle composizioni (tutte di Gatti tranne due creazioni del pianista Barattini) mi sembrano cercare altre strade più personali o comunque non battute.
Le mie preferenze vanno ai brani più new age, con la presenza del pianoforte, che aggiunge spessore e sonorità particolari (soprattutto Promenade ed Ai confini di Valinor, i primi due brani) ed alla già citata Mandochet (per soli mandolini, chitarra, contrabbasso).
I musicisti che accompagnano Gatti sono di rilievo (ci sono tra gli altri Riccardo Zappa ed Alberto Cesana alle chitarre, Pino Perri al dobro e Rino Zurzolo, bassista con Pino Daniele e Tullio De Piscopo). Se una critica si può fare è per alcuni brani che sembrano rimanere un po’ chiusi sull’idea musicale di base senza ‘risolversi’, evidenziando una preferenza per ricerche sonore: una critica che andrebbe rivolta a molta new age.
Un lavoro che comunque segna un punto fermo nella carriera musicale di Gatti, avanti rispetto ai tempi in cui, con tanto di cappello bianco alla texana, faceva il BilI Monroe italiano: tanto più avanti che oggi lo stesso Grisman, nelle note di copertina, lo inserisce nella ‘corrente di mandolinisti che in tutto il mondo stanno reinventando la musica per mandolino’, invitando ad ‘ascoltare e gustare’ questo suo Frangenti.
Concludo ricordando che Frangenti fa parte della collana Strumento, che comprende diversi altri artisti, e si può trovare nei negozi nelle tre versioni CD/LP/MC.
DDD/BMG Ariola (New Acoustic Music, 1990)
Mariano De Simone, fonte Country Store n. 8, 1991