Irlandese di Galway, molto apprezzato in patria per il suo unire suggestioni folk ad una canzone pop che non dimentica le sonorità irlandesi, Ultan Conlon giunge al terzo disco con un lavoro concepito sulle due coste ovest, d’Irlanda e d’America, con la sua ormai consueta attenzione nel descrivere quadretti introspettivi dalla valida forza poetica. Il suo è uno stile gentile e delicato che ricorda Glen Hansard per l’approccio e Roy Orbison per certe inflessioni vocali e che si avvale di volta in volta di una pedal steel (l’ottimo Russ Pahl) che sposta gli equilibri verso una country music tipicamente anni settanta oppure di una sezione d’archi che sottolinea drammaticamente e poeticamente temi universali come i rapporti interpersonali, sempre trattati con misura e bilanciamento.
Citando i momenti più significativi dell’album non possiamo esimerci dal citare una magnifica ballata come Hall Of Mirrors dove cenni jazzati, note folk e fascinazioni pop avvicinano Ultan Conlon a John Martyn, Nick Drake ed al primo Van Morrison, emozionarci per una Fond Memories dai tratti ‘fifties’ che incrocia le melodie di Roy Orbison, farci accarezzare dal mix di country e pop di Sorrow Ease abbellita da una pedal steel deliziosa, lasciare che Ojai ci culli con il suo incanto tipicamente californiano, abbandonarci nella melodiosa folk ballad acustica Hurt Inside e far si che Twice A Child ci coinvolga con una godibilissima e trascinante carica di vitalità ed ottimismo.
Last Days Of The Night Owl mostra con chiarezza quanto sia intrigante la proposta di un artista che ha saputo unire radici e pop in un insieme intenso e spesso degno dei musicisti citati.
DarkSideOut (Singer Songwriter, 2018)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2018
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