Mi rendo conto che non sarà facile trovare buone ragioni per convincere qualcuno a comprare un CD con cover tipo Lonesome Road Blues, Red Haired Boy, e, udite udite, Foggy Mountain Breakdown.
Buone ragioni, tuttavia, anzi ottime, ce ne sono. La prima è che il banjo lo suona Scott Vestal: e già questa, per un banjoista o aspirante tale, dovrebbe bastare.
Poi, naturalmente, ci sono il mandolino di Wayne Benson (IIIRd Tyme Out), il pluridecorato dobro di Rob Ickes (Blue Highway), la chitarra di Jeff Autry, il
fiddle di Rickie Simpkins.
Completa il suono Mike Anglin, che non è il bassista medio, da prima-quinta.
Naturalmente il suono è impeccabile: non c’è modo di trovare difetti.
La formula è collaudata, ed è qui alla sua quinta puntata: ogni anno, poco prima di Natale, Scott Vestal raduna negli studi della Pinecastle un certo numero di amici, e con loro produce un album rigorosamente strumentale, formato per poco più di metà da standard come quelli già citati, inframmezzati da pezzi più oscuri o completamente originali.
Ma anche sui pezzi più decisamente progressivi, il buon gusto di Scott Vestal (quella terza T di Timing, Tone & Taste, che viene spesso trascurato da nomi anche importanti) impedisce che si trasformino in esibizioni di sterile virtuosismo.
Capita quindi di sentire una Spagnum Pete, scritta da Wayne Benson, che ricorda la miglior produzione di Tony Rice del periodo ‘space’, subito prima di una versione di Amazing Grace, cui mancano veramente solo le parole (quelle, potreste metterle voi in un momento in cui vi sentite particolarmente mistici).
Tra i cavalli di battaglia, nomino ancora Monroe’s Hornpipe (non molto sentita in giro, in verità) e Little Darlin’ Pal Of Mine.
L’unico difetto che riesco a trovare nel disco è che sia interamente strumentale; questo, naturalmente, è un punto di vista mio, per molti, probabilmente, si tratta di un pregio. Un musicista (o aspirante tale) consideri la difficoltà di reperire questi pezzi così ben eseguiti ed in tonalità (gli originali, come noto, erano spesso più alti di un semitono).
Un semplice fan tenga presente che musica di studio così non se ne produce molta, dai tempi della Bluegrass Album Band. Chi possiede già gli altri volumi, immagino si sia già procurato questo senza bisogno di pareri altrui. Chi non li possiede, può cominciare da qui.
Pinecastle PRC 1089 (Bluegrass Tradizionale, 1999)
Aldo Marchioni, fonte Aldo Marchioni n. 53, 2000
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