A.A.V.V. - West Virginia Hills cover album

In questi primi anni Ottanta la Old Homestead, etichetta del Michigan, si sta segnalando come la più attiva nel campo delle riedizioni di materiali incisi originariamente tra le due guerre mondiali. I suoi albums, non sempre impeccabili sia dal punto di vista tecnico che per le scelte musicali, mirano a riportare alla luce artisti e gruppi per qualche ragione trascurati dalle labels concorrenti: le Coon Creek Girls, le Girls Of The Golden West, i Charlie’s Monroe Boys, i rural-dramas degli Skillet Lickers sono fino a questo momento solo un campionario del sempre più nutrito catalogo allestito dal dinamico presidente Ivan M. Tribe. Alla precaria condizione delle vecchie matrici impiegate la Old Homestead contrappone una generosa selezione che molto spesso tocca i 16/18 brani.
West Virginia Hills – il sottotitolo recita “An Anthology of Old-Time Music from the Mountain State, Vol. 1” – è il primo disco dedicato dall’etichetta ad un’unica regione.
La storia insegna che la West Virginia si staccò dalla Virginia il 13 maggio 1861 allorché i delegati di 26 contee della parte occidentale dello Stato, riunitisi a Wheeling, si dichiararono antisecessionisti invocando la protezione dell’Unione. Da quel momento in poi la Confederazione dovette rinunciare ad un punto strategico militare che probabilmente ebbe un peso decisivo sull’andamento della guerra civile.

Non così per la musica che, sebbene politicamente la West Virginia passò dalla parte di Abraham Lincoln, sia geograficamente che per le tradizioni folkloristiche non poteva che rimanere legata indissolubilmente all’Old Dominion. Una prova inconfutabile di questo status quo ci viene fornita per esempio scorrendo il repertorio del disco: ballate, canzoni, pop-tunes e fiddle-tunes completamente e profondamente sud-orientali senza la benché minima traccia, anche a distanza di 60/70 anni, del contatto col folklore nordista (c/o contra-dance, reels, jigs, ecc).
All’epoca delle prime incisioni discografiche gli artisti westvirginiani, registrati in loco o disposti a trasferirsi nei più tecnicamente avanzati recording-studio delle grandi metropoli del Nord, risultano in numero maggiore di quelli forniti da qualsiasi altra regione limitrofa: Blind Alfred Reed, i Kessinger Brothers (Clark ed il cugino, non fratello, Luches), Frank Hutchison (presente qui con due stupendi brani tra cui l’inedita Wreck Of The Old 97), David Miller, Roy Harvey, Earl Shirkey, Frank Welling (gli ultimi quattro attivissimi musicisti di studio celatisi sotto una decina di pseudonimi diversi), non sono che alcuni dei nomi ricorrenti nella presente antologia.

Due cose mi hanno colpito in modo particolare ascoltando il disco: il gran numero di varianti che interessano un identico motivo (per esempio la divertente e scanzonata We Have Moonshine e Chicken sono adattamenti o parodie di West Virginia Hills, brano datato 1886), la straordinaria influenza esercitata da Charlie Poole sulle string-bands locali (c/o Miller Wikel Band, West Virginia Ramblers, ed in genere il primo lato del LP), e da Vernon Dalhart per quanto riguarda la voce ed il repertorio (velleità liriche, minstrel-show, vaudeville) attraverso tutta la seconda facciata.
Tra le interpretazioni di un certo rilievo segnalo una Ida Red dei Three Tweedy Brothers eseguita da due fiddles ed un pianoforte (da pelle d’oca l’unisono finale tra gli strumenti, per nostra fortuna anche accordati tra di loro alla perfezione!), Jackson County, parodia certamente locale della nota New River Train, e la classica Logan County Blues di Hutchison, una interessantissima versione di Spanish Fandango con accenti ‘raggy’ ed echi della tradizione blues del Piedmont.
Un secondo volume dovrebbe essere in programmazione per l’anno in corso.

Old Homestead OHCS-141 (Bluegrass Tradizionale, 1983)

Pierangelo Valenti, fonte Hi, Folks! n. 4, 1984

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