Aaron Tippin - Read Between The Lines cover album

Non so che raccontarvi di Aaron Tippin, a parte informarvi del suo passato di culturista (ma questo lo potevate immaginare da soli dando un’occhiata alla copertina del disco… ), che Read Between The Lines è il suo secondo lavoro e che presto Mr. Muscolo ne avrà uno nuovo di zecca nei record store che trattano anche country music.
Ho acquistato l’album ad occhi chiusi, affidandomi ad una nota sul retro del CD che diceva “Produced by Emory Gordy, Jr.”. Sono tornato a casa tranquillo, sapendo di aver fatto la cosa giusta: quel produttore è uno degli assi di Nashville da ormai tanti anni, suona una buona gamma di strumenti tanto bene da poter campare come session man, ha persino suonato il contrabbasso nella bluegrass band Here Today, è, insomma, uno di quelli che trasformano in oro l’alluminio.
Il suo lavoro qui non è stato difficile, Aaron Tippin ha la stoffa giusta, il talento c’è già, gli è bastato organizzare il tutto in modo tale che il cantante potesse mettere in musica le sue dieci canzoni nel migliore dei modi. E lui ha chiamato a raccolta Steve Gibson (chitarra elettrica), Sonny Garrish e Dan Galysh (pedal steel guitar), Stuart Duncan, Rob Hajacos e Steve Thomas (fiddles), Larrie Londin (batteria), John Barlow Jarvis (tastiere), Biff Watson (chitarra acustica), Andy Most (chitarra ritmica), Patty Loveless e Alan O’Bryant (harmonies), ma volendo anch’egli essere della festa, suonando il basso elettrico.

I dieci pezzi sono tutti originali di Aaron, hanno il giusto taglio per piacere ad un pubblico rock mantenendo saldamente i connotati del moderno country di questi anni ’90, musica che si rivolge tanto ai cowboy di città quanto a quegli elementi da pick-up, perennemente fatti di Bud, con Mack sul cappello (é a loro che Aaron dedica There Ain’t Nothin’ Wrong With The Radio). Il suo timbro vocale si differenzia per mancanza di corposità da quello di artisti quali Randy Travis, Keith Withley, Joe Diffie o Alan Jackson, ma questo non dispiace affatto, di vocioni caldi e vellutati ce n’é ormai fin troppi in giro per le strade di Nashville.
La forza di Aaron Tippin sta nell’interpretazione e, soprattutto, nella superiore bellezza delle sue canzoni. Almeno sette dei dieci brani che compongono la raccolta sono di strabiliante presa, a partire dalla prima trascinante The Sound Of Your Goodbye, il cui inizio lascia immediatamente intendere di essere di fronte ad un artista D.O.C., grintoso, capace di farci viaggiare Coast-to-Coast in 3:04.
Che dire poi dell’ordinalissima soluzione melodica del ritornello di My Blue Angel? O della freschezza di This Heart; una canzone dal testo, diciamolo, piuttosto banale, ma che si fa apprezzare ancora una volta grazie alla riuscita linea melodica.

Altra menzione d’obbligo va a I Was Born With A Broken Heart e I Wouldn’t Have It Any Other Way due pezzi inequivocabilmente country, coinvolgenti, freschi, che piacerebbero anche al nostro pubblico radiofonico.
Se volete proprio che faccia qualche nome per rendere bene l’idea, allora sappiate che Aaron Tippin sta sicuramente più vicino, stilisticamente parlando, a Travis Tritt, Marty Stuart o Brooks & Dunn piuttosto che ai già nominati Joe Diffie, Alan Jackson o Randy Travis.
Il disco, manco a dirlo, vi consiglio calorosamente di acquistarlo, pur sapendo bene quanto oggigiorno sia difficile per dei disgraziati come noi, appassionati di bluegrass e country music, riuscire a star dietro all’incredibile quantità di ottimo materiale in continua uscita.

RCA 61129-2 (New Country, 1992)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 19, 1993

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