Andrew Hardin si ripresenta con il seguito di Coney Island Moon, guitar-album tanto ben suonato, di una bellezza scintillante e pura da lasciar senza parole. Cosa che, se ci pensate, non è da poco per un album interamente strumentale. Lunchtime At An Alligator Farm, firmato a due sole mani da Andrew Hardin che suona tutti gli strumenti, oltre che comporne tutti i brani, ne è il seguito o, meglio, l’estensione. Questo chitarrista, che da anni è fedele sideman di Tom Russell, prezioso session-man per molti interpreti tra country e rock oltre che produttore (Katy Moffatt, Barrence Whifield, Silvya Tyson), ha trovato il tempo ed ha avuto la possibilità di realizzare i suoi sogni.
Musicista schivo e misurato, ha affinato una tecnica superlativa alla chitarra, ma il virtuosismo di Hardin non è fine a sé stesso, è sempre espresso nel contesto di un’idea, di una musica.
Dall’alto di un’esperienza ventennale on the road e negli studi, Andrew Hardin rimane saldamente agganciato alla realtà, alla vita di ogni giorno. La sua chitarra lo racconta, lo lascia trasparire così come la sua musica che trova ispirazione, vagando un pò ovunque nel fertile humus della musica americana e non. Le eterogenee atmosfere di Lunchtime… sono create dal paziente picking e slidin’ di Andrew alle chitarre. Un certosino lavoro di cesello tra acustico ed elettrico, un laborioso tessere con ogni tecnica e con ogni tipo di strumento a sei corde, dopo aver costruito anche la ritmica delle sue guitar-melodies, hanno generato quest’opera.
Country & western, rock, jazz, folk, atmosfere classiche e hawaiian sound: la muta fantasia di Andrew sembra non conoscere confini, barriere espressive. Le sue dita, muovendosi sulle corde, avvicinano continenti diversi con naturalezza e facilità, parlano un linguaggio magico e universale.
Round Tower RT 090 (New Acoustic Music, 1998)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 26, 1998