Doc Watson – Portrait cover album

C’è qualche lettore di Hi Folks! sprovvisto di materiale discografico di Doc Watson? Male, molto male. Ma, come dicevano i filosofi babilonesi (?), non è mai troppo tardi: Portrait, uscito alla fine del 1987, fa all’uopo.
Alcuni, e tra questi chi scrive, pensavano che la prematura dipartita del povero Merle segnasse una lunga pausa, se non la parola fine, nella vita musicale di Doc Watson.

Hanno (ho) errato previsione, fortunatamente. Doc è tornato alla musica, se mai se ne fosse allontanato. La morte, specie se particolarmente drammatica, di un figlio amato lascia un segno profondo in un uomo molto sensibile. Portrait è il ritratto di un sessantacinquenne che poco si aspetta dalla vita (a valle delle tante disgrazie avute), ma che molto può dare ancora alla musica e, quindi, a noi.

In sala di incisione con Arthel ‘Doc’ Watson sono entrati il ‘fedele’ T. Michael Coleman (basso pulito, come sempre, da poco entrato a far parte dei Seldom Scene), Mark O’Connor (un violino che dá una luminosità particolare a molti brani), Sam Bush (violino e mandolino sempre apprezzati da Doc), Jerry Douglas (veramente raffinato il suo dobro in Leaving London), Jack Lawrence (con il non facile compito, affettivamente e musicalmente parlando, di sostituire lo scomparso Merle alla seconda chitarra), Pat Mclnerney (deliziose le sue ‘spazzole’ in Leaving London e discreto, ma estremamente apprezzabile con le sue ‘bones’ in Tucker’s Barn), e last but not least, i 4/5 della Nashville Bluegrass Band con un valido contributo vocale nel gospel Prayer Bells Of Heaven.

Il disco ripropone le simpatie di Doc per il blues; due i brani in tal senso: Nobody Knows But Me (anche nota come Jailhouse Blues) e Risin’ Sun Blues (singolare rifacimento della celeberrima The House Of The Rising Sun, presentata in Italia per la prima volta verso la metà degli anni ’60 nella versione rock-blues di Eric Burdon & The Animals). Molto belle, alla Doc per intenderci, la ballata George Gudger’s Overalls e la swingheggiata Blue Eyed Jane.

Due gli strumentali: Stay In The Middle Of The Road, con il nostro al banjo, e l’irlandeseggiante Tucker’s Barn, con il gradito ritorno di Doc al finger-picking e con un ‘celeste’ Mark O’Connor.
Da acquistare senza dubbi.

Sugar Hill SH 3759 (Old Time Music, Early Country, 1987)

Antonio Calderisi, fonte Hi, Folks! n. 29, 1988

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