Uno dei tanti bambini-prodigio che gli Stati Uniti sfornano con regolarità, Aubrey Haynie ha oggi solo ventitré anni ma ha iniziato a suonare fiddle e mandolino all’età di nove anni, mentre a undici faceva già parte della prima band di bluegrass. Haynie è nato in Florida, uno Stato che ha prodotto grossi fiddlers, come si preoccupano di ricordare le righe di copertina, vedi Chubby Wise e Vassar Clements. Ascoltando i quattordici brani di questo Doin’ My Time ci si chiede quale sia il segreto di un suono così pulito, un’arcata così fluida ed un fraseggio così ‘giusto’, poi leggendo le note di copertina il segreto è svelato: tra i ringraziamenti, Aubrey indirizza “Special thanks to my Lord and Saviour Jesus Christ for giving me the ability to play music, and for being beside me always”!
Nel momento in cui leggevo queste note mi rendevo conto che i miei frustranti tentativi di diventare un fiddler avevano finalmente la loro spiegazione. A chi può mai rivolgersi un infedele per ottenere tali risultati? Forse al diavolo? A parte gli scherzi, il fiddle di Haynie è fin troppo perfetto, ma mi sembra che non coinvolga emotivamente, alla lunga direi che annoia forse perché troppo prevedibile, di maniera. Un riconoscimento alla validità del musicista, lo danno comunque gli altri protagonisti del CD, tra i quali spiccano Bela Fleck, Alan O’Bryant e Scott Vestal al banjo, Jerry Douglas al dobro, Mike Compton al mandolino, mentre nientemeno che Ricky Skaggs interviene in due brani come ‘baritone vocal’. Dei quattordici brani solo tre sono cantati e la metà sono composizioni dello stesso Haynie.
Gli altri sono veri e propri standard, devo dire alcuni fin troppo scontati, vedi Dark Hollow, Turkey In The Straw e Doin’ My Time.
Sugar Hill SH 3870 (Bluegrass Progressivo, Bluegrass Tradizionale, 1997)
Mariano De Simone, fonte Out Of Time n. 24, 1997
Ascolta l’album ora