Ben Bedford - The Pilot And The Flying Machine cover album

Ben Bedford è uno dei più validi troubadour attualmente in circolazione negli States, autore di quattro dischi e in possesso di una penna tra le più profonde, descrittive e interiori della sua generazione. Proveniente dall’Illinois, Ben Bedford aveva già messo in mostra doti non comuni nel tratteggiare immagini quanto mai vivide legate a quel ‘neorealismo’ che scrittori come Steinbeck o pittrici come Georgia O’Keefe (in verità legata al filone denominato ‘precisionismo’) avevano così bene presentato, proponendoci splendide raccolte come Land Of The Shadows del 2009 e soprattutto What We Lost del 2012.

The Pilot And The Flying Machine conferma una maturazione giunta al suo grado più alto con un lavoro forte, orgoglioso e rigoroso nella sua veste acustica, un disco scarno negli arrangiamenti ma di grande forza espressiva e dal taglio impeccabilmente comprensivo di momenti autobiografici, considerazioni socio-politiche (la bella e profonda Blood On Missouri) e ispirate visioni poetiche. Il filone dal quale derivano i suoni di questo album sono comunque quelli classici della tradizione folk con particolare attenzione alla melodia, suo grande punto di forza. Accanto alle chitarre acustiche del protagonista si muovono il violino e la viola di Diederik Van Wassenaer, lo splendido contrabbasso nelle mani di Ethan Jodziewicz (strepitoso in The Fox) che inevitabilmente ricorda il Danny Thompson dietro alle gemme di John Martyn e Nick Drake e le armonie vocali di Kari Bedford che aggiungono grazia e poesia ai brani.

Questo è un album che cresce enormemente ascolto dopo ascolto e dietro ogni angolo ci regala emozioni vere come in The Voyage Of John And Emma sorretta ancora da un basso acustico solidissimo, in Scioto in cui rivivono i migliori Uncle Tupelo acustici, in Prairiyerth (e la mente va ad un grande della letteratura americana contemporanea come William Least Heat Moon che titolava così un suo libro e col quale possiamo trovare più di un punto in comune) e nelle due terse ballate Letters From The Earth e Long Blue Hills.
Disco ispiratissimo e musicista da tenere in grande considerazione.

Continental Song City CSCCD 1129 (Folk, Singer Songwriter, 2016)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2017

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