In principio era Bill Monroe, da cui quasi subito discesero Flatt & Scruggs, Stanley Brothers, Reno & Smiley e altri. La musica che Monroe e discepoli creavano era fresca, vitale, forte, eccitante, emotivamente stimolante in molti modi diversi, sempre e comunque ‘soul’.
Poi qualcosa si è perso nella schiera degli imitatori, e in alcuni casi ci si chiede se un certo ‘artista’ abbia qualcosa a che fare con Monroe, Stanley etc. Me lo sono sempre chiesto, e tuttora me lo chiedo, ascoltando la produzione di Bill Harrell, ufficialmente veterano del bluegrass, ma indubbio capostipite e incontrastato continuatore del ‘softgrass’ (o forse ‘blueshit’ che dire si voglia), genere musicale in parte imparentato col bluegrass e apparentemente localizzato in partenza in Virginia (tumore principale), e ormai purtroppo quasi ubiquitario (metastasi).
Il Softgrass assomiglia un pó al bluegrass, essendo suonato con gli stessi strumenti, ma è molle, molle…(ricordate la barzelletta? Ecco, così), e rende un pessimo servigio a Bill Monroe. Qui i ‘friends’ di Harrell sono in parte a me insopportabili (Jim McReynolds, Buddy Spicher e Mac Wiseman), in parte indifferenti (i fratelli Reno, che da papà Don hanno ereditato la tecnica, ma tragicamente anche l’assistenza geriatrica a Harrell), in parte così buoni da non avere niente da spartire con Harrell (Del McCoury, Josh Graves, Jim Buchanan).
Nulla di nuovo nella scelta dei pezzi, salvo che arrangiamenti ed esecuzioni sono molli, molli, molli… Nei momenti in cui entra la voce di Del McCoury, ad esempio, sembra quasi che qualcuno abbia inserito, con accorto mixaggio, un disco di vero bluegrass, ma è solo una breve illusione, che lascia subito il posto all’usuale noia.
Mah, io sarò anche fissato, ma questo modo di sconciare il bluegrass mi fa incazzare, e penso farebbe incazzare anche voi. A meno che non vi piacciano le cose molli, molli, molli…
Rebel REB-1725 (Bluegrass Tradizionale, 1995)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 33, 1996