Il 1997, nell’ambito della musica country, può essere considerato l’anno dei volti nuovi. Solo prendendo in esame quelli che hanno avuto successo negli anni ’90, anche in parte minima, il carnet degli artisti che gravitano attorno a Nashville ed Austin (indubbiamente le capitali musicali del genere), è cresciuto enormemente: Clint Black, Garth Brooks, Alan Jackson, Mark Chesnutt, Doug Stone, Kevin Welch, Chris Wall, Suzy Bogguss, Kelly Willis, Trisha Yaerwood e Wynonna.
A questi dobbiamo aggiungere alcuni nomi nuovi di cui sentiremo parlare tra breve: Michael Ballew, Will Barnes, Ray Campi, Billy Stone e il ‘nostro’ Billy Paul a dimostrazione che mai la scena texana ha avuto un così robusto introito di nuovi talenti a supportare il fatto che la musica country è ormai la reale musica ‘leggera’ americana.
Billy Paul, dopo l’esordio passato inosservato con Wide Open, tenta l’avventura nel caotico mercato della country music con Texas Rose, dimostrandosi interprete interessante dotato di una voce calda e persuasiva che, pur non rivelando una personalità particolare, si può supporre che saprà affermarsi come nelle attese. Il suo è un country tradizionale, che può avvicinarsi a quello di Ricky Van Shelton, per avere un punto di riferimento, e anche la sua chiara propensione nei brani veloci di Texas Rose lo confermerebbe. La sua carta vincente è però l’azzeccata scelta dei brani, a sua misura e dimensione, con arrangiamenti mirati ad evidenziare gli stacchi strumentali, gli interventi del violino, gli assoli di pedal steel, le apparizioni dell’armonica, la costruzione degli impasti corali, che sembrano confezionati ad hoc per strappare consensi agli appassionati del genere.
In definitiva se siete di bocca buona Billy Paul saprà accontentarvi, se cercate qualcosa di meglio il mercato country vi può offrire alternative sicuramente più interessanti.
Bear Family BCD 16155 (Traditional Country, 1997)
Tino Montanari, fonte Out Of Time n. 23, 1997
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