Nati da una costola dei Decemberists, i Black Prairie vanno ad aggiungersi a quella scena alt-country e folk che ha messo le radici nella zona nordoccidentale degli States, tra Oregon e Stato di Washington. Un mix di influenze anglosassoni, di misteriose murder ballads dal tocco gotico e di old time music appalachiana, condito da tenui attitudini pop e da echi quasi vaudeville che rendono il tutto estremamente personale e stimolante.
Dopo l’esordio di Feast Of The Hunters’ Moon che li ha fatti conoscere ed apprezzare da critica e pubblico, questo A Tear In The Eye Is A Wound In The Heart sedimenta ancora di più le varie sfaccettature di un sound evocativo e convincente, frutto di una perizia strumentale notevole ma anche di un approccio originale ed intelligente, pur se in qualche momento un po’ freddino.
Non è facile estrapolare qualche momento in un lavoro che ha come aspetto positivo la coesione e l’azzeccata contiguità di momenti che, nel loro insieme, per quasi settanta minuti, compongono un quadro dai colori spesso pastello ma anche ricchi di bianco e nero, un affresco neorealista che trasporta l’ascoltatore in un mondo in cui passato e presente si intersecano fino a fondersi ribadendo la bontà di una proposta magari di non immediatà fruibilità ma che cresce esponenzialmente ascolto dopo ascolto.
E per questo è importante segnalare la presenza in A Tear In The Eye Is A Wound In The Heart dei Black Prairie di Jenny Conlee-Drizos alla fisarmonica e alle tastiere, Chris Funk a svariati strumenti a corda come dobro, banjo, ukulele, chitarre weissenborn e slide e autoharp, Jon Neufeld a chitarre e percussioni, Nate Query a basso e cello e Annalisa Tornfelt alla voce solista e violino.
Sugar Hill SUG-CD-4084 (Alternative Country, Folk, Old Time Music, 2012)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2013
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