Brooks Williams - Inland Sailor cover album

Volendo liberamente tradurre ed interpretare la seconda opera di Brooks Williams, si potrebbe parlare del cantautore americano come di un vero esploratore dell’animo umano. E’ questa l’impressione che si ricava dai primi ascolti di Inland Sailor. L’attenzione dell’autore pare essere quella cara a certa cultura ‘minimalista’, secondo un termine spesso abusato. Sono 13 le composizioni e le tappe di questo viaggio immaginario. La struttura dei brani ricalca la ballata tradizionale ed è proprio negli episodi acustici che brilla l’album in esame. Se si volessero fornire pietre di paragone consistenti, si potrebbero richiamare i nomi di James Taylor, che il nostro ricorda per certe tonalità lievemente nasali, John Gorka o Marc Cohn, per venire ad esempi più recenti. Tali richiami vanno comunque presi con beneficio d’inventario ed hanno solo lo scopo di far comprendere lo spazio di riferimento di Williams.

L’impressione è, in sostanza, positiva. Non certo un lavoro da consigliare a tutti indistintamente, ma caldamente consigliato ai cultori della musica sussurrata, che parla di piccole cose e di grandi emozioni.
Colpisce la sincerità dei singoli brani e la buona fattura dell’insieme. Un album, Inland Sailor, che sale d’intensità con il numero degli ascolti.
Arduo scegliere una singola composizione, dal momento che il maggior pregio dell’opera risiede nell’omogeneità complessiva e nel retrogusto di dolcezza e malinconia che ogni traccia contiene. Una nota particolare merita l’omaggio affettuoso a Vancouver nell’ultima tappa del viaggio intimista di Brooks Williams. Un album silenzioso e piano: il meglio che si possa chiedere in questi tempi di triste vociame pseudo-culturale.

Green Linnet GL CD 2114 (Singer Songwriter, 1994)

Luca Marconi, fonte Out Of Time n. 4, 1994

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