Buckeye - Buckeye cover album

In odore di fine millennio fa un certo effetto etichettare un CD uscito da poco con la definizione ‘country-rock’ (almeno per chi ha vissuto in prima persona gli epici inizi degli anni ’70), ma tant’è. Scott Hylbert (voce -bellissima – chitarre acustiche, armonica e percussioni), Charlie Vestner (batteria e percussioni), Peter Dominguez (chitarre elettriche, dobro e slide), Tim T-Bone Barney (basso e voce corista) e Tom Wagenbrenner (chitarra elettrica, chitarra acustica a 12 corde e voce corista) compongono questo nuovo gruppo che debutta con un CD autoprodotto di livello davvero invidiabile.
Le atmosfere sono rarefatte, agresti, bucoliche, ma certo non sonnolente né tantomeno ‘pallose’.
Il brano di apertura, Dear Elaine, si rivela una ballata ariosa, con robuste dosi di pedal steel guitar (Dave Zirbel) a conferire un flavor che tanto fa Southern California.
Di tutt’altro stampo è invece Dusty Roads, dove la performance vocale di Scott Hylbert è davvero notevole: roca ed incisiva, la voce ci accompagna lungo le strade polverose in questione, fiancheggiate dalle chitarre elettriche di Dominguez e Wagenbrenner.

Lo sposalizio fra il morbido banjo (Bill Evans) e la chitarra elettrica fa sì che Mansion ci riporti alla mente sonorità mai sopite che tanto devono al Neil Young di Harvest (a proposito, ascoltate l’intro di Hurtin’ Now e sognate pure) e Vi prego di non dimenticare che abbiamo a che fare con un pugno di esordienti, almeno a livello discografico.
Silver Dollar ci riporta di botto indietro di almeno venticinque anni, rispetto al presente, per proporcì un up-tempo di stampo Eaglesiano (Peaceful Easy Feeling docet per l’uso della steel) assolutamente apprezzabile, soprattutto per la ricerca di attualizzare il suono globale, senza correre il rischio di riproporre il tutto in stile ‘copia carbone’.
E’ evidente che i ‘ragazzi’ hanno fatta propria l’eredità lasciata dai grandi gruppi degli anni ’70, Eagles sopra tutti, ma senza dimenticare i Poco (Big Ole Yonder).
Sarebbe un errore catalogare i Buckeye come ‘un’altra band di country-flavored roots-rock’. I ragazzi hanno carattere e per­sonalità da vendere e questo album omonimo ravvisa gli estremi della classica punta dell’iceberg.

Autoprodotto (Country Rock, 2000)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 53, 2000

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