Calvin Russell - A Crack In Time cover album

Calvin Russell non si integra nella logica del credo nel Big Money, il successo finanziario e nell’arrampicata sociale. Il suo essere qualcuno è tutto nello sguardo, drastico e fiero di A Crack In Time, undici canzoni nate sulle stesse linee di sangue di Terry Allen, Town Van Zandt e Joe Ely. Da loro ha imparato e continuato l’arte di un songwriting povero ed essenziale. Ed è una poesia amara quella che si può ascoltare in Behind The 8 Ball, o di Little Stars, breve e illuminante dissertazione sulla relatività del concetto di vittorie e sconfitte.
Ma se i testi – multinazionali permettendo – meriterebbero una traduzione completa per una migliore fruizione, la musica non ha bisogno del vocabolario e A Crack In Time parla forte e chiaro. La title track e Nothing sono ballate asciutte introdotte e solcate da filamenti di sax; North Austin Slim, Living At End Of The Gun e I Should Been Home sono elettriche, pulsanti con la chitarra di Gary Craft libera di graffiare, e Moments ha la forma elementare della canzone tradizionale, con violino e pedal steel.
Il pezzo migliore è comunque My Way, una lunga ballata pianistica dal crescendo vigoroso.

A Crack In Time soffre unicamente della precarietà di cui si fa portavoce, perché avesse qualche mezzo in più a sua disposizione di quelli che può offrire l’esilio beneamato della New Rose troverebbe ben maggiore risposta oltre a quella dei desperados cui serve una frontiera per fuggire ogni notte. Meglio liberi a Parigi che in galera nel Texas, allora, e comunque per Calvin Russell, l’alternativa è vivere per il gusto di vivere, guardando disincantato le nevrosi americane, l’FBI, Austin e tutte le altre piccole cose del mondo srotolarsi davanti.

New Rose 209 (Roots Rock, 1990)

Marco Denti, fonte Chitarre n. 54, 1990

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