Poco conosciuta nel nostro paese nonostante abbia quattro albums autoprodotti alle spalle, sia attiva professionalmente da più di un ventennio, vanti collaborazioni importanti (Bonnie Raitt, Indigo Girls), Caroline Aiken giunge al suo primo CD a distribuzione nazionale grazie alla Silverwolf, label emergente del Vermont.
Dopo Kate Campbell, Butler Field ci rivelerà un’altra cantautrice southern di grande spessore che ci costringerà a ripercorrere a ritroso la sua discografia perduta dell’ultimo decennio.
Vocalmente dotatissima, con uno spirito visionario, personalissimo, rivela la sensibilità southern (nativa delle Georgia Sea Islands) in molte delle sue ballate. Spirituale, sensuale, introspettiva, il tutto simultaneamente ed inconfondibilmente, affascina subito per la maturità del suo personaggio.
Inizia con un brano dai marcati accenti rock, Good Intentions, ma con Movin’ On è il solo momento elettrico e con una sezione ritmica al completo; è con le sue ballate che affascina l’ascoltatore. Se, come dice Pierce Pettis, “butta giù le porte”, non lo fa con la forza. Il suo feeling è più sottile ipnotico, sinuoso, si dipana con una carica sensuale dalle sue ballate, realizzate al piano o alla chitarra con il solo apporto di Tony Markellis, basso. E’ limitativo definire Caroline una folksinger, sicuramente lo è stata ma, ora è una cantante piena di anima, passione, che incendia le sue ballads con la sola voce. Ed è un fuoco divampante, passionale, ma nel contempo spirituale, profondo, ricco di seducenti sfumature. La evocativa title track, che vede la presenza delle Indigo Girls ai cori, la pianistica Hotel At Highway One ci introducono subito in un universo cantautorale ricco di conturbanti sfaccettature. La ‘sister of the blues’, come la definisce Martin Sexton, ha classe, è puro talento, merita attenzione.
Silverwolf SW 1007 (Singer Songwriter, 1997)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 29, 1998
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