Nonostante che An Angel At My Shoulder sia il quarto album di Carrie Newcomer penso che, come per il sottoscritto, anche per voi questo sia il primo incontro con la cantautrice originaria dell’ldaho, ma residente in Indiana. Le canzoni proposte son ben quattordici, portano tutte la sua firma che ben evidenzia una chiara impostazione folk che affonda le proprie radici nel rurale, giusto per non usare la spesso bistrattata parola country, e suonano come un incrocio tra Joan Armatrading e Mary-Chapin Carpenter, sia per quanto riguarda il fraseggio che l’impostazione vocale della Newcomer.
An Angel At My Shoulder ha un avvio particolarmente felice grazie all’ottimistica Only One Shoe, al country-folk di Streamline impreziosito dagli efficaci interventi di dobro ed armonica, ed alle ballate acustiche It Goes Both Way e Hold On, quest’ultima davvero ottima, che risultano subito convincenti.
Nella parte centrale però, si vede purtroppo affiorare un certo appannamento della vena compositiva accompagnato da una malcelata pretenziosità negli arrangiamenti e nelle liriche. Così la title track risulta anonima, My Mama Said It’s True abbozza un timido quanto innocuo blues e Playin With Matches è un’abbastanza insipida canzone che si vorrebbe vantare il titolo di ‘protesta’. Nel finale fortunatamente riprende il sopravvento la semplicità di una chitarra acustica e Safe Place, la gioia di Take One Step e la ninna nanna di Who Have You Been ci consegnano di nuovo la migliore Carrie Newcomer.
Risulta essere quindi proprio la semplicità sia nell’arrangiamento che nelle motivazioni ispiratrici, la sua arma migliore. Con la chitarra acustica in bella evidenza le canzoni riguardanti le sue personali vicissitudini sono sufficientemente convincenti per bilanciare quelle che, pur affrontando argomenti più rilevanti, risultano non essere per il momento alla sua portata.
Philo PH CD 1163 (Singer Songwriter, 1994)
Alessandro Maggiori, fonte Out Of Time n. 4, 1994
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