Carrie Newcomer - My True Name cover album

Continua l’evoluzione artistica di questa cantautrice dell’lndiana della quale abbiamo avuto il piacere di seguire il cammino dagli esordi con An Angel At My Shoulder. L’angelo custode dei cantautori non si è mai levato dalle sue spalle perché la ha accompagnata in un crescendo espressivo come interprete, per non parlare dell’inesauribile vena creativa dell’autrice. Quello che stupisce in My True Name è la capacità di Carrie di affrontare con grande naturalezza, e sempre con ottimi risultati, folk-ballads, rock songs, brani dalle influenze country, gospel. Ed in ogni songs, sia nei più semplici arrangiamenti acustici, This Long, la pianistica My True Name, che fanno capolino tra le sempre più corpose e appassionate ballads, dove, tra centrate sonorità elettro acustiche troviamo una vasta gamma di soluzioni strumentali, colpisce la qualità della scrittura. Se l’ipotetico modello è la Carpenter, non siamo lontani dal punto di vista qualitativo.
L’ex-vocalist dei Stone Soup, grazie alla sensibilità della Philo verso il cantautorato d’autore di matrice folk, di recente si è vista ristampare anche il lavoro solo degli esordi, Vision And Dreams, con l’aggiunta di inediti, celebra i 15 anni di attività come meglio non si potrebbe.
Carrie confeziona un’opera matura, intelligente, introspettiva, piena di poesia come di passione. Ogni canzone lascia il segno tanto per la melodia quanto per i testi, che rivelano un personaggio in grado di unire sensibilità e cultura, cuore e cervello, come raramente è dato di ascoltare. Alla luce di un album come questo, ed anche del precedente My Father’s Only Son, mi sembra riduttivo, ed ingiusto, descriverla come l’epigono di qualcuno, bisogna iniziare ad evidenziare i valori poetico-musicali autoctoni che vanno al di là della professionalità e della bella e duttile voce.

Philo PH 1223 (Singer Songwriter, 1998)

Tommaso Demuro, fonte Out Of Time n. 27, 1998

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