Peccato per la fine dei Blue Mountain, uno dei pochi gruppi alt. country con veramente qualcosa da dire, ma se Cary Hudson comincia così, c’è solo da essere felici per tutti quelli che hanno amato la band.
Hudson era il cuore dei Blue Mountain, ma per The Phoenix, il suo esordio solista, ha deciso di lasciarsi alle spalle il folk e la tradizione (benché i Blue Mountain ne avevano una visione decisamente punk) per un disco di puro rock’n’roll e di canzoni autografe.
Basso, batteria e chitarra, il tutto suonato nel modo più rumoroso possibile e niente altro: il risultato è una manciata di ottime ballate rock dall’incedere orgoglioso.
E sebbene il disco sia prodotto in maniera ‘casalinga’ (cioè il sound non è dei migliori) è impossibile non apprezzare la vena tipicamente rollingstoniana dell’iniziale High Heel Sneakers (riff preso in prestito da Honky Tonk Women), la splendida By Your Side, dall’ampio respiro corale, la springsteeniana title-track, il rockabilly in odore di punk dell’aggressiva Behind With The Wind, la pausa acustica della riflessiva Lovin’ Touch, l’orgoglio sudista di Mad, Bad & Dangerous, lo psycho blues di God Don’t Never Change (di Blind Willie Johnson), il fingerpicking acustico di August Afternoon, la slide alla Ry Cooder di Haunted House Blues e… ops.. sto citando tutto il disco. Forse perché The Phoenix è proprio bello?
Voto: 7
Perché: gli americani il rock’n’roll, quello vero, devono andare a inciderlo in Germania. Cosa c’è che non va negli Usa??
Glitterhouse/Venus GRCD 558 (Roots Rock, 2002)
Paolo Vites, fonte JAM n. 84, 2002