Nono disco per Charlie Daniels, uno dei musicisti più rispettati ed amati dalle parti di Nashville. Nativo della Carolina del Nord, Daniels si trasferisce in Texas intorno al ’67 accompagnato da un gruppo blues, The Jaguars. Qui fa la conoscenza di Bob Johnston, produttore di Dylan, Simon & Garfunkel, Leonard Cohen. Daniels comincia a fare il sessionman ed il suo lavoro lo porta a suonare in vari dischi di Dylan, di Cohen di Ringo Starr. Ha tempo anche di fare il produttore con gli Youngbloods prima di formare un proprio gruppo nel ’72.
Questo Midnight Wind è ancora una volta un ottimo disco. Daniels è un musicista di classe e la sua musica (una miscela di rock-blues con accenni di country e talvolta di rhythm’n’blues) è divertente, allegra, ben suonata, ritmica, potente. Daniels ha ormai un suo stile ben definito dal quale raramente esula. Difficile ad esempio distinguere, ad un primo sommario ascolto, un suo album dall’altro. Molti brani si somigliano e sovente i riffs chitarristici sono eguali. Comunque eccetto qualche eccezione tipo High Lonesome i suoi prodotti sono sempre qualitativamente ottimi.
Midnight Wind non fa eccezione. Pezzi come Maria Elena (messicaneggiante!), Sugar Hill Saturday Night, Midnight Wind, Redneck Fiddlin’ Man con un Daniels scatenato al fiddle, Indian Man (dedicata a Duane Allman e Berry Oakley) sono eccellenti. Poco importa il neo di Heaven Can Be Anywhere, song probabilmente inclusa a scopo commerciale e dove, non a caso, è presente quel Leo LaBranche già incontrato in casa Marshall Tucker Band. Daniels e Tom Crain sono due chitarristi eccellenti, le tastiere di Taz Di Gregorio viaggiano benissimo ed i due batteristi (Fred Edwards e Don Murray) danno corpo ad una ritmica inconfondibile. Daniels è un personaggio da conoscere e questo Midnight Wind è una buona occasione per farlo.
Epic PE 34970 (Country Rock, 1977)
Massimo Stefani, fonte Mucchio Selvaggio n. 3, 1977